Avamposto sicuro

Analisi sul presente e sul futuro

  • di Antonio Martino

IL SENATO DICE NO ALLA LEGGE ZAN.

31 Ottobre 2021

Il Senato ha bloccato, ormai definitivamente, l’iter della proposta di legge Zan (dal nome del primo firmatario Alessandro Zan, Partito democratico), che prevedeva misure contro l’omotransfobia.

Palazzo Madama ha approvato una proposta di Lega e Fratelli d’Italia di “non passaggio all’esame degli articoli di testo”. Si tratta di un istituto del regolamento del Senato, detto “tagliola”, che può essere richiesto da un senatore e con il quale l’Aula può decidere di non esaminare gli articoli di un disegno di legge. Se la tagliola passa, di fatto il provvedimento è bocciato. A questo punto si dovrebbe ricominciare da zero: si fa la proposta di legge, si deposita, si discute in commissione non prima di sei mesi, e poi si va in Parlamento. Visti i tempi rimanenti dell’attuale legislatura possiamo affermare, con una certa sicurezza, che la legge Zan sia stata affossata per i prossimi anni.

La tagliola è passata a scrutinio segreto con 154 voti favorevoli, 131 contrari e 2 astenuti. Si è trattato di una bocciatura quasi scontata, sulla quale leggo tanta ipocrisia. Il testo così com’era non piaceva alle destre, ma neanche a molti senatori di sinistra.

Un primo voto palese (non segreto) alla discussione c’era già stato in Senato, a luglio. Il testo era passato per un solo voto, per il rotto della cuffia. A questo punto ci sono stati tantissimi emendamenti e richieste di modifiche da parte di diversi partiti. La sinistra è però rimasta ferma sulla sua rigidità ideologica: la legge non si cambia. E ha perso. In maniera prevedibile aggiungerei: se ce la fai per un voto, e poi in tanti ti chiedono di cambiare qualcosa, come puoi sperare che, a voto segreto, andrai meglio delle prima volta? Si è parlato, per questo motivo, di disastro politico causato da dilettantismo e incapacità politica.

Tanti senatori, infatti, i cosiddetti franchi tiratori (senatori dei partiti che sostengono la legge), hanno approfittato del voto segreto per tradire il proprio partito. Era una cosa facilmente pronosticabile. Non era meglio portare avanti delle trattative e modificare gli articoli più controversi? Si tratta degli articoli 1, 4 e 7.

Il primo riguarda “l’identificazione di sé in relazione al genere anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’avere concluso un percorso di transizione”. L’articolo 4, invece, concerne la libertà di espressione: si chiedeva più chiarezza sul confine tra propaganda (quale può essere una predica ecc.) e istigazione alla discriminazione. L’articolo 7, infine, riguarda la giornata nazionale contro l’omotransfobia che avrebbe potuto creare imbarazzo nelle scuole a matrice cattolica. Non era meglio per tutti trattare con le destre questi punti e mandare avanti la legge il cui fulcro era quello di combattere le discriminazioni contro omosessuali, donne e disabili? Impuntarsi non paga, mai.

Ora sento sbraitare e inveire contro Giorgia Meloni e Matteo Renzi come se fossero loro la causa della debacle. Quanti senatori hanno Fratelli d’Italia e Italia Viva in totale? 36, pochi (rispetto ai 154 voti favorevoli). Quali equilibri hanno potuto spostare? C’è stato palesemente un tradimento, a dimostrazione dell’ipocrisia e della vigliaccheria che regna in tutti i partiti.

Questo era il momento giusto per il varo della legge, siamo in un’epoca politica con tanti partiti di sinistra al potere, cosa che, sondaggi alla mano, difficilmente ricapiterà nei prossimi anni. Eppure non è passata. Ha vinto l’arroganza di chi non voleva modificare il testo, il tradimento di alcuni senatori, e perché no, la minore determinazione dei partiti che volevano la legge rispetto a chi questa legge non la voleva. Il campo andava preparato meglio e con più fermezza.

Concludo: nonostante l’omotransfobia rappresenti già un’aggravante nel nostro codice penale, va comunque fatta, a mio avviso, una legge più attagliata ad una società che sta cambiando e che sottopone più facilmente tante persone a discriminazioni e violenze (basti pensare alla facilità di poter rendere pubblica una propria opinione sui social network). Servono trattative  e compromessi trasversali, vista anche la delicatezza del tema trattato. L’iter della legge Zan, miseramente sbattuta contro un muro, spero serva da lezione.

Posted in: Politica nazionale Tagged: Discriminazioni, Legge Zan, omotransfobia

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