Il governo ha ottenuto la fiducia al Senato senza arrivare alla maggioranza assoluta di 161 voti. La crisi non si è aperta formalmente perché sarebbero state necessarie le dimissioni del Presidente del Consiglio o il voto di sfiducia in una delle due Camere.
Il premier Conte è salito al Colle per informare il Presidente della Repubblica Mattarella di volere provare ad allargare la maggioranza parlamentare al fine di non rischiare di andare in minoranza nelle varie sedute di voto e di non avere problemi nelle commissioni parlamentari (per una navigazione tranquilla servirebbero 170 senatori contro gli attuali 156).
Se Conte non riuscirà in questa impresa, molto difficile, le ipotesi sono essenzialmente due: voto o cambio del premier con un’altra maggioranza. Quest’ultimo scenario a mio avviso è il più probabile. I parlamentari infatti ce la metteranno tutta pur di arrivare ai 4 anni e mezzo di legislatura e maturare il diritto alla pensione. In passato sciogliere le Camere era un evento ricorrente, il diritto al vitalizio scattava dopo poche presenze. Con la riforma del premier del rigore, Mario Monti, non è più così. A questo si aggiunga il mancato guadagno di circa 350mila euro derivanti dalle restanti 25 mensilità fino a fine legislatura e la scarsa possibilità di essere rieletti (considerati i sondaggi e il taglio dei parlamentari approvato dall’attuale governo giallorosso).
Conte tuttavia venderà cara la pelle, accettando magari di dimettersi e rifarsi dare l’incarico per un Conte-ter con un’altra maggioranza ancora (la terza!). Sarebbe un record.
Io personalmente ho sempre considerato i cambi di casacca l’abominio della politica. I passaggi di campo ci sono sempre stati, nelle ultime legislature hanno interessato centinaia di parlamentari e hanno riguardato tutti i partiti, compresi quelli che oggi si scandalizzano per tale fenomeno. Nel recente passato ad esempio ricordo un Salvini ben predisposto ad accettare transfughi da Forza Italia.
In questo preciso momento storico però la situazione è diversa. Si sta concretizzando un vero e proprio mercimonio, un traffico disonorevole cercato, voluto, con telefonate e promesse di incarichi (così dicono i quotidiani) da fare rabbrividire anche i più disincantati. Addirittura alcuni esponenti politici hanno affermato di aver bloccato whatsapp per gli innumerevoli messaggi di squallido corteggiamento. La sfacciata compravendita porterebbe comunque ad una maggioranza di governo che non esprimerebbe neanche lontanamente la volontà degli elettori alle politiche del 2018, nè tantomeno quella attuale se si considerano i sondaggi, e per l’ennesima volta non si avrà un premier, candidato come tale in campagna elettorale, eletto dal popolo.
A mio avviso ci potrebbero stare tranquillamente le elezioni anticipate, si porterebbero avanti gli affari correnti e poi si voterebbe. Sicuramente meglio di una maggioranza tenuta assieme da uno sputo. D’altronde il premier Conte circa 10 giorni fa, nel tentativo di ricucire con Renzi, disse: “serve una maggioranza solida, non si può prendere un voto qua e là”. Ergo.