
Si apre un nuovo fronte di guerra per Israele, che due giorni fa ha avviato una serie di attacchi in Iran che hanno portato all’eliminazione dei vertici militari iraniani e di alcuni scienziati impegnati nel programma nucleare, alla distruzione di impianti nucleari e di basi missilistiche, e all’uccisone di 78 persone.
Il regime iraniano ha risposto con il lancio di missili balistici, alcuni dei quali sono riusciti a superare la celebre difesa aerea israeliana causando la morte di 13 persone. Sicuramente si andrà avanti con attacchi e contrattacchi per giorni o settimane. In sostanza è guerra aperta tra Iran e Israele.
Quello israeliano è stato un attacco chirurgico che ha colpito il cuore del programma nucleare iraniano, che procedeva spedito verso la bomba atomica e che aveva indotto Trump a chiedere agli iraniani una soluzione diplomatica entro 60 giorni. La soluzione non è arrivata per cui Israele ha attaccato al 61esimo giorno.
Non ha aspettato un minuto in più, allarmato dal report pubblicato settimana scorsa dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) che segnalava la mancanza di cooperazione da parte dell’Iran. L’Aiea ha ribadito che l’Iran ha abbastanza uranio arricchito al 60% di purezza per poter realizzare 9 bombe atomiche, ha accusato Teheran di violare gli impegni presi sul nucleare e ha dichiarato di non potere garantire che il programma nucleare iraniano sia esclusivamente pacifico.
Alla luce di questa relazione Israele, che è il nemico numero 1 della Repubblica islamica iraniana, ha agito senza aspettare ulteriormente i negoziati o ascoltare i dibattiti sterili occidentali. Ha attaccato senza proclami, non per la gloria o per interessi economici, ma per la sopravvivenza. Lo aveva già fatto nel 1981 e nel 2007 distruggendo rispettivamente un reattore in Iraq e in Siria. Farà la guerra contro tutti quelli che vogliono cancellare lo Stato di Israele e il popolo ebraico dalla faccia della Terra. Non è un segreto che l’Iran sia tra questi.
Trump, che in campagna elettorale affermava che con lui alla presidenza degli Stati Uniti sarebbero finite tutte le guerre, ha definito l’attacco israeliano un grande successo e si dice fiducioso per l’abbandono dei programmi nucleari da parte dell’Iran. In realtà il presidente americano spera, a mio avviso, che il duro colpo inferto al regime iraniano possa indurre Putin ad andare meno pretenzioso ai negoziati con l’Ucraina, essendo l’Iran uno dei suoi principali alleati e maggiori fornitori di droni. L’Iran potrebbe infatti uscire indebolito da questo nuovo fronte di guerra, non essendo in grado di reggere l’immenso arsenale israeliano e le sue capacità balistiche basate su tecnologie più avanzate, che sfruttano l’intelligenza artificiale.
In definitiva il conflitto in Medioriente si sta pericolosamente allargando, con Israele che è in guerra praticamente contro tutti, Hamas, Iran, Libano, Siria e Yemen. Credo che sia davvero il caso di intervenire piazzando lo scarpone sul terreno e non a chiacchiere da remoto. Sarebbe comunque una pezza al buco creato dall’atteggiamento di anni in cui abbiamo concesso un po’ troppo a diversi Paesi che, con l’arricchimento dell’uranio, hanno puntualmente violato gli accordi internazionali. La minaccia nucleare va combattuta, punto. Non possiamo credere che ci sia sempre Israele a stoppare le pazze idee belliche di paesi pronti a sganciare bombe a destra e a manca.
Concludo con l’Italia dove tiene banco il dibattito politico tra la destra che sta chiaramente o velatamente con Israele, ritenendo che l’azione militare contro il progetto nucleare dell’Iran vada appoggiata, e la sinistra che si scaglia contro Netanyahu e contro il centrodestra.
In realtà non è il momento delle discussioni sterili, degli slogan o dei richiami all’etica e ai diritti. Schierarsi non serve, facciamo già parte di una squadra, la Nato, che se attaccata è obbligata a rispondere, quindi prestiamo maggiore attenzione alle minacce iraniane di ieri a tutto l’occidente.
Lo sappiamo tutti che qualsiasi cosa succeda ci accoderemo agli americani, negarlo è da ipocriti.