Il prezzo del gas ha raggiunto livelli record sul mercato europeo soprattutto a causa della guerra in Ucraina e delle tensioni con la Russia (primo fornitore di gas in Europa), che ha intenzione di utilizzare l’energia per convincere l’Unione europea a togliere le sanzioni economiche.
Il colosso russo del gas Gazprom prima ha ridotto i flussi, poi ha chiuso il gasdotto Nord Stream 1 (che rifornisce l’Europa collegando la Russia alla Germania attraverso il mar Baltico) con la scusa (sciocca) della manutenzione dal 31 agosto al 2 settembre, e infine ha chiuso lo stesso gasdotto fino a data da destinarsi per un nuovo, presunto, guasto.
La mossa di Putin ha scosso l’Europa, che ora pensa a soluzioni comuni per ridurre il prezzo dell’energia ormai schizzato a livelli esagerati, tali da creare notevoli disagi ad aziende e privati. Per il 9 settembre è prevista una riunione di emergenza dei ministri europei dell’Energia. Si discuterà delle misure da adottare per contrastare questa esplosione dei prezzi.
Si pensa ad un tetto massimo al prezzo del gas che i paesi europei sono disposti a pagare. In sostanza si tratta di stabilire una cifra massima (più bassa dei prezzi attuali) che convenga ai paesi dell’Ue ma che rimanga comunque conveniente anche per la Russia (che in realtà ha già fatto sapere di non accettare). Sembra essersi convinta anche la Germania, inizialmente contraria a questa misura per paura di una ritorsione della Russia con conseguente interruzione della fornitura di gas e danni enormi all’economia tedesca, fortemente dipendente dal gas russo.
Una seconda proposta dovrebbe essere il superamento del legame fra il prezzo dell’elettricità e il prezzo del gas. L’elettricità è prodotta non solo attraverso il gas ma anche da altre fonti (rinnovabili). La richiesta sarà quella disaccoppiare il prezzo del gas da quello dell’energia, e vendere soprattutto quella prodotta da fonti rinnovabili.
Sarà difficile da ottenere, soprattutto se il prezzo del gas salirà enormemente (buona parte dell’elettricità è comunque prodotta dal gas) e se continuerà questo periodo di siccità che ha notevolmente ridotto la produzione di energie rinnovabili (l’energia idroelettrica a partenza dall’acqua, e quella nucleare per carenza di acqua necessaria per i sistemi di raffreddamento delle centrali nucleari). Vedremo che decisioni saranno prese. Ci toccherà razionare? Basteranno gli stoccaggi?
Intanto i paesi europei pensano di intervenire con misure nazionali per contrastare il caro-bollette. In Italia è previsto a breve un decreto legge ad hoc con interventi destinati soprattutto alle aziende in difficoltà: incremento di un credito d’imposta straordinario sulle bollette delle aziende, una cassa integrazione straordinaria coperta interamente dalla Stato per le aziende più colpite dall’aumento dei prezzi dell’energia, possibilità di rateizzare le bollette (questo varrà anche per le famiglie).
Si cercherà di risparmiare anche sul fronte dei consumi: termosifoni giù di un grado e accesi un’ora in meno da ottobre, a partire dagli edifici pubblici (in caso di situazione drammatica due gradi giù e due ore in meno al giorno).
Se i cittadini dovranno fare la loro parte, ci si chiede come farà il governo italiano a reperire i soldi necessari a ridurre le bollette di luce e gas. Dall’inizio del 2022 il governo Draghi ha speso più di 40 miliardi di euro per interventi contro l’aumento dei prezzi dell’energia, e si stima ne servano circa 20 per questo nuovo piano.
I partiti italiani non sono certamente di aiuto in questa fase. Il caro-bollette è sempre più centrale nella campagna elettorale, i leader predicano la necessità di essere uniti ma così non è. Molti invocano lo scostamento di bilancio, cioè il finanziamento delle nuove misure contraendo nuovo debito pubblico. Draghi non accoglie l’invito lasciando capire che interventi di questo tipo spetteranno al nuovo governo che si formerà dopo il 25 settembre.
Purtroppo nessun governo si è distinto per la capacità di ridurre il debito, adesso addirittura si invoca di aumentarlo ancora prima delle elezioni. Si distingue in parte Fratelli d’Italia, che vorrebbe evitare ulteriore debito, senza però dire le modalità per trovare le risorse.
Come si farà, dunque, ad affrontare questa emergenza energetica? Chiedendo sacrifici agli italiani, non ora perché si è in campagna elettorale e sarebbe controproducente, ma tra circa un mese. I cittadini però meritano più chiarezza, soprattutto in questa fase di avvicinamento al voto.
Cosa proponete per affrontare l’aumento di luce e gas? Non basta la guerra degli slogan al muro: “Credo” (in che cosa?), “Pronti” (a cosa?), “Scegli” (tra che cosa?). Altrimenti sarebbe più onesto un semplice “Paga”.