
Le prime settimane della seconda presidenza di Donald Trump sono trascorse all’insegna di dichiarazioni roboanti che hanno suscitato stupore, preoccupazioni e critiche in tutto il mondo.
Prima ha minacciato di impadronirsi dello stretto di Panama, di far diventare il Canada il 51° stato americano e di volere comprare la Groenlandia, poi ha fatto le sue proposte in merito al conflitto in Medioriente e in Ucraina, e infine ha implementato i dazi su diversi prodotti importati.
Partiamo dal Medioriente. Trump ha proposto che gli Stati Uniti prendano il controllo della Striscia di Gaza trasformandola in un enorme complesso turistico in riva al mare (l’ha definito la “Riviera del Medioriente”) e facendo spostare l’intera popolazione palestinese (circa 2 milioni di persone) nei paesi vicini limitrofi a maggioranza araba Egitto e Giordania, che a loro volta hanno già fatto sapere di essere contrari, non avendo le risorse e le strutture per accogliere centinaia di migliaia di persone.
Per quanto riguarda la guerra in Ucraina Donald Trump punta a trattare essenzialmente con Putin (ed eventualmente la Cina), tagliando fuori completamente l’Europa dai negoziati e coinvolgendo poco la stessa Ucraina. Secondo il piano americano Kiev dovrebbe stare fuori dalla NATO e cedere dei territori. Il cessate il fuoco dovrebbe esserci entro fine aprile mentre la ricostruzione dovrebbe essere totalmente a carico dei paesi europei.
Capitolo dazi. Si tratta di una tassa, espressa in percentuale del prezzo di vendita, che paga l’importatore alla dogana del paese di ingresso. Ad esempio il grossista italiano, che compra auto provenienti dalla Cina, alla dogana dovrà pagare anche una percentuale sul prezzo di quelle auto, per cui sarà costretto successivamente a venderle in Italia ad un prezzo maggiorato. Il dazio sarà quindi supportato principalmente dal grossista e dal consumatore che, nell’intento di chi li applica, dovrebbe così scegliere di acquistare merce nazionale meno cara.
Il neopresidente degli Stati Uniti, che aveva ampiamente utilizzato i dazi nel corso del suo primo mandato, ha implementato questo strumento con l’obiettivo di proteggere la produzione interna dalla concorrenza estera. Sono colpiti diversi paesi, tra i quali Cina, Canada e Unione Europea. Quest’ultima, i cui paesi membri nella guerra dei dazi si comportano come un’entità unica, è interessata soprattutto per l’imposizione di dazi su acciaio e alluminio.
In definitiva stiamo assistendo ad un Trump a tutto campo, con dichiarazioni da brividi che adesso, più che mai, dovrebbero spingere l’Europa ad essere più unita. Sul Medioriente non sono rispettate le opinioni europee, sull’Ucraina l’Europa non viene minimante coinvolta (però dovrà ricostruire il paese distrutto), mentre sui dazi noi europei veniamo bastonati con una leggerezza quasi imbarazzante.
Lo strampalato piano di Trump sulla striscia di Gaza, prevedendo l’espulsione di un’intera popolazione, è in contrasto con tutti i trattati di diritto internazionale. Inoltre sconfessa tutti i piani e i progetti portati avanti in questi mesi dalle intelligence europee e arabe che miravano alla creazione dei “due Stati e due popoli”. Infine viene completamente frantumato il sentimento di amore di un intero popolo verso una terra di origine, anche se dilaniata dalla bombe.
Sull’Ucraina invece Trump vuole i negoziati per un’imminente fine del conflitto, ma umilia l’Europa non coinvolgendola, e mettendo forse la parola fine all’Occidente. Personalmente mi sento italiano ed europeo fino all’osso. Noi europei meritiamo più rispetto come continente, e per averlo la prima cosa da fare (lo dico da anni) è la creazione di un esercito europeo che faccia paura sul campo. Trump fa la voce grossa con i deboli e i miti, mentre utilizza parole al miele con i più intemperanti. Forse è arrivata l’ora di alzare un po’ la voce e viaggiare più uniti.
Tuttavia anche nella questione dei dazi i paesi europei dimostrano, purtroppo, di non avere una sola posizione. Ursula von Leyen ha dichiarato che l’Europa è pronta a rispondere con fermezza, ma i paesi membri vanno come sempre in ordine sparso e con pareri contraddittori.
La Gran Bretagna ha già fatto sapere di non partecipare ad eventuali ritorsioni commerciali, Macron si è detto pronto al muro contro muro, la Germania si è mostrata aperta alla pace economica ma anche pronta a rispondere ai dazi con i dazi, mentre l’Italia e la Polonia sono per il dialogo a tutti i costi. Messi così a quale credibilità possiamo aspirare?