È stata la settimana dell’anniversario della brutale invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
In questo anno di guerra è successo di tutto. Si è partiti con il fallimento della conquista rapida dell’Ucraina, primo vero obiettivo militare di Putin. In questa prima fase burrascosa gli ucraini hanno resistito e hanno successivamente chiesto aiuto all’Occidente, che non ha fatto mancare il suo sostegno a colpi di sanzioni e forniture di armi.
A quel punto il leader russo ha concentrato tutta la sua attenzione su una seconda battaglia, parallela a quella che si consumava giornalmente sul campo, e diretta contro i paesi europei rei, a suo dire, di essere asserviti all’America. Putin si è affidato al ricatto del gas e alla crisi energetica che per mesi ha attanagliato i paesi occidentali.
L’Europa e i paesi Nato hanno però mostrato compattezza, reagendo uniti e senza egoismi (salvo qualche dichiarazione fuori dal coro). Risultato: siamo nel pieno di una guerra di strategia che coinvolge tutto il mondo, con aerei da guerra che sorvolano i paesi e navi con missili nucleari parcheggiate nel Mare Baltico.
In settimana c’è stata la visita a sorpresa in Ucraina del Presidente americano Biden che ha ribadito il sostegno occidentale nella fornitura di armi (non ha menzionato il possibile invio di jet militari chiesti con insistenza dal governo ucraino). A Kiev c’è stata anche la visita della nostra premier Giorgia Meloni, che ha espresso tutta la vicinanza del governo italiano al popolo ucraino.
In questi giorni, però, era molto atteso il discorso di Putin alla nazione russa. In molti si aspettavano un annuncio importante che in realtà non è arrivato. Il presidente russo ha accusato come al solito l’Occidente che ipocritamente non avrebbe fatto niente per impedire il massacro dei cittadini del Donbass da parte degli ucraini. Dunque a suo parere la Russia avrebbe cercato di mettere fine, tramite aperture ad eventuali accordi, ad una guerra iniziata da altri.
Fortunatamente non si è verificata in corrispondenza dell’anniversario la grande offensiva russa che il movimento delle truppe e varie fonti ucraine suggerivano.
Dopo un anno di conflitto ci si chiede: quando e come finirà la guerra? Sul quando è quasi impossibile rispondere, sul come personalmente credo che ci sia una certezza: sul campo di battaglia non vincerà né l’Ucraina a causa dello strapotere russo, né vincerà la Russia a causa del sostegno dato a Kiev dall’Occidente. Militarmente potrà finire solo nel caso di intervento diretto di forze esterne, cosa che non ci auguriamo. Serve dunque una soluzione non militare.
Si passa così ad una seconda domanda: chi fermerà la guerra? Chi prenderà l’iniziativa per aprire una trattativa di pace e arrivare ad un trattato? Si pensava alla Cina (che ha appena presentato un piano di pace, subito stroncato da Biden), ma il paese del Dragone continua a mantenere una posizione ambigua, incredibilmente accettata dal resto del mondo.
A mio avviso l’impegno deve arrivare dai paesi occidentali, senza la paura di darla vinta a Putin. 300 mila morti, milioni di profughi, un intero paese devastato e un’economia europea fortemente danneggiata possono bastare. Andare avanti potrebbe significare solo innervosire il leader russo che, messo all’angolo, potrebbe lasciarsi andare ad una sciocchezza. La frase più pericolosa del suo discorso è infatti la seguente: “la Russia interrompe la propria partecipazione all’accordo sugli armamenti Start (firmato da Russia e USA, e che mira a limitare la produzione di armi di distruzione di massa, come quelle nucleari) a partire da oggi”.
Concludo con Zelensky. La sua sovraesposizione, inizialmente condivisa, sta cominciando a stancare una parte dell’opinione pubblica, rischiando di farlo passare dalla parte del torto. Per alcuni il leader ucraino potrebbe essere il primo a interrompere le ostilità, per altri sta diventando un chiaro strumento di guerra degli americani. Aumentano dunque le posizioni che quasi “giustificano” il comportamento di Putin. A mio parere non deve essere questo il centro del dibattito, bisogna al più presto mettere fine alla strage di persone. Punto. Anche perché non sapremo mai come sono andate davvero le cose, per due motivi: nella guerra la prima vittima è la verità, sui libri la storia viene scritta dai vincitori.