Oggi entra in vigore l’accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza siglato in settimana a Doha, dopo lunghissimi negoziati e 15 mesi di guerra, tra Israele, Hamas, Usa e Quatar.
Sostanzialmente si tratta di un tregua che prevede, oltre al cessate il fuoco, il rilascio di numerosi ostaggi israeliani, che sono nelle mani da Hamas dal 7 ottobre 2023, la liberazione di oltre mille prigionieri palestinesi, condannati e detenuti nelle carceri israeliane (molti condannati all’ergastolo per terrorismo), e il graduale ritiro delle forze israeliane dalle aree più popolate della Striscia di Gaza.
Il leader israeliano Netanyahu ha tuttavia annunciato stamattina che il cessate il fuoco non inizierà se non riceverà, come richiesto, l’elenco degli ostaggi da rilasciare da parte di Hamas, che ha parlato di semplici “problemi tecnici”.
Intanto il presidente USA uscente Biden e quello subentrante Trump fanno a gara per intestarsi il successo di questo accordo, col primo che parla di uno dei negoziati più difficili, mentre il secondo aveva minacciato qualche giorno fa di scatenare l’inferno al suo insediamento in caso di mancato rilascio degli ostaggi israeliani (non doveva essere un pacificatore?).
L’accordo rappresenta sicuramente un epilogo gradito a tutto il mondo, anche se i dubbi sono tanti. Una prima tregua c’era già stata a fine novembre scorso, ma dopo uno scambio di ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi sono ripresi i raid. Adesso il film sembra ripetersi.
In realtà a mio avviso Israele non vuole la pace, pensa di avere in mano la vittoria, vede il nemico alle corde, l’Iran senza il sostegno della Russia (impegnata in un altro conflitto) non fa paura e domani si insedierà un presidente degli Stati Uniti molto vicino ad Israele.
Netanyahu inoltre ha fatto sapere che il cessate il fuoco è temporaneo e che Israele si riserva il diritto di tornare in guerra. Il leader israeliano è stato spinto alla tregua più dall’opinione pubblica e dalle pressioni dei familiari degli ostaggi che dalla volontà di porre fine al conflitto.
La tregua, dunque, diventerà pace? Personalmente credo che il conflitto israelo-palestinese finirà quando ci sarà uno sconfitto, sul campo. Il pareggio va bene in altri casi ma non in Medioriente.