Manca una settimana al voto mentre sette giorni fa è scattato lo stop pre-elettorale dei sondaggi.
A seconda degli Istituti cambiavano le percentuali ma il trend di qualche giorno fa era il seguente: in salita FdI e M5S (intorno al 24,5 e al 13,5% rispettivamente), in calo Pd e Lega (intorno al 19 e al 13% rispettivamente). Aumento di consensi per Azione e Italia Viva (dal 5 al 7%), stabile FI al 7,5%. L’astensionismo era dato al 31%.
Nelle ultime due settimane potrebbe esserci qualche scostamento da questi dati (alcuni si aspettano la magistratura ad orologeria che per ora non è arrivata) ma per grandi linee il quadro dovrebbe rimanere questo.
Stando ai sondaggi la situazione è tale che il centrodestra, grazie alla particolarità della legge elettorale e al taglio dei parlamentari, potrebbe raggiungere addirittura i due terzi dei seggi, e quindi la maggioranza qualificata di 267 seggi alla Camera e 133 seggi al Senato, ovvero la maggioranza richiesta per le decisioni di particolare importanza (come potrebbe essere ad esempio l’elezione del Presidente della Repubblica), per le quali è necessario un ampio consenso parlamentare.
L’attuale legge elettorale, il Rosatellum, è una legge maggioritaria più che proporzionale, punisce i partiti singoli e favorisce le coalizioni. Era necessario fare bene i calcoli, soprattutto per i collegi uninominali dove verrà eletto un solo candidato, presentato da un singolo partito o coalizione, per ciascun collegio. Sono proprio questi collegi che determineranno l’entità della maggioranza.
La sinistra in questo senso ha sbagliato tutto. Il partito principale, ovvero il Pd, ha commesso l’errore clamoroso di non creare le condizioni necessarie, magari facendo delle concessioni, per creare una coalizione di sinistra competitiva col centrodestra in questi collegi. Si sarebbe trattato di un’alleanza elettorale, non politica, necessaria per essere competitivi. Il rischio, ora, è il cappotto.
Sicuramente nessuno si sarebbe scandalizzato di eventuali alleanze tenute insieme solo dalla paura di non perdere. Di contraddizioni ne vediamo ugualmente tantissime in questi giorni, trasversalmente.
Nel centrodestra Salvini vuole lo scostamento di bilancio per far fronte all’emergenza energetica, Giorgia Meloni è contraria, uno è dubbioso sulle sanzioni, l’altra le vuole, uno è contrario al blocco navale, per l’altra è un cavallo di battaglia.
Una relazione del Parlamento europeo ha definito l’Ungheria un paese non pienamente democratico (ci sono le elezioni ma non rispetterebbero le norme e gli standard democratici): gli eurodeputati di Fdi e Lega hanno votato contro. La sera stessa il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ha tuonato: non staremo in un governo che non abbia i valori europei. In definitiva le premesse non sono proprio idilliache.
A sinistra il leader Pd Enrico Letta ha invece affermato che in caso di vittoria non farebbe un governo con Bonelli (Verdi) e Fratoianni (Sinistra italiana), con i quali è alleato. Pazzesco. Si può disorientare più di così un elettore di sinistra?
In conclusione alcune forze politiche stanno arrivando alle elezioni bene organizzate, altre male organizzate. Tuttavia non si percepisce quell’aria di bipolarismo che una vera competizione richiederebbe. Si avverte aria di caciara sia a destra che a sinistra, e se si percepisce prima, figuriamoci come sarà dopo.