Domenica scorsa un barcone partito dalla Turchia e carico di migranti (circa 180), provenienti soprattutto da Afghanistan, Iran e Siria, è naufragato davanti alle coste calabresi di Cutro, causando la morte di 70 persone, tra cui molti bambini, e un numero imprecisato di dispersi.
La tragedia ha innescato l’immancabile polemica politica al cui centro ci sono le parole pronunciate dal ministro dell’Interno Piantedosi all’indomani della strage (“la disperazione non giustifica viaggi che mettono in pericolo la vita dei figli”) e il presunto flop della catena di soccorso.
Il ministro è stato accusato dalle opposizioni di scarsa umanità e di scaricare le colpe sui migranti, passati da vittime a colpevoli, con la neosegretaria del Pd Elly Schlein che ne ha chiesto le dimissioni.
Nella bufera anche il ministero dei Trasporti, e quindi il ministro Salvini, da cui dipende la Guardia Costiera, accusata di non avere fatto partire in tempo le operazioni di soccorso dopo che un aereo Frontex (Agenzia europea preposta al controllo delle frontiere esterne degli Stati membri dell’Ue) aveva segnalato la presenza del barcone a 40 miglia dalla costa crotonese. Il barcone, dopo circa due ore dall’avvistamento, è finito contro una secca spezzandosi in due e facendo finire in mare molte persone che hanno trovato la morte ad attenderli. Dopo circa mezz’ora sono arrivati i soccorsi, ma ormai per molte vite era tardi. La guardia costiera si difende dicendo di non avere avuto segnalazioni. Intanto indaga la Procura.
Personalmente trovo la polemica politica ridicola e squallida. La frase del ministro è stata infelice, inutile girarci intorno. Già parlare di disperazione ti fa capire che le decisioni prese da un familiare possono essere avventate e temerarie in quel preciso momento, e giudicabili sbagliate solo a posteriori da un divano di casa.
Detto questo, non mi piace la ricerca affannosa e disgustosa, da parte di di politici e stampa, di un legame tra il disastro di Crotone e l’attuale governo. Davvero possiamo pensare che se c’erano delle persone da salvare queste siano state lasciate morire per un calo di interventismo voluto dal governo? Siamo seri. Qualcosa non ha funzionato, magari un errore umano, ed è arrivata la tragedia.
Trovo ingiuste, inoltre, le critiche rivolte alla Guardia Costiera italiana che nel corso di questi anni, nel silenzio dei media, ha salvato migliaia di vite umane (due giorni fa ha salvato 211 persone soccorrendo un barcone proveniente dalla Libia).
Purtroppo il fenomeno dell’immigrazione è gestito male dalle Istituzioni europee, e se continuiamo a non fare nulla, ci saranno altre tragedie. L’Europa non ne vuole sapere, questo ormai è un dato di fatto. Il barcone del disastro proveniva dalla Turchia, e a causa dei respingimenti della Grecia si è visto obbligato ad un tragitto più lungo e pericoloso. Qualche leader europeo si è indignato per il comportamento dei greci? Non mi pare.
C’è un’Europa divisa in due: quella del Nord, totalmente indifferente al fenomeno migratorio, e quella del Sud composta da Stati che, ormai stanchi, si comportano senza uniformità. La mancata soluzione del problema, dunque, è da ricercare nel totale disinteresse di buona parte dei paesi europei, a cui frega davvero poco del fenomeno. A questo punto all’Italia non resta altro che fare crescere l’interesse forzatamente, barattandolo con un nostro comportamento in altri ambiti. Le riunioni servono a poco.
Concludo con la lotta alle navi delle Ong che sta conducendo il nostro governo. Non la condivido. L’opinione secondo cui l’atteggiamento di queste navi finisca per favorire i trafficanti non basta a giustificare un ostacolo alla loro azione. Combattendo il loro operato si potrebbe in qualche modo contrastare la mentalità disumana degli scafisti, ma ad avere la peggio sarebbero comunque i disperati del mare, che continuerebbero ad essere torturati e spediti in acqua senza alcuna pietà.
Concentriamoci quindi sul fatto che centinaia di persone affamate, torturate, mentalmente a pezzi, viaggino per giorni o settimane ammassate nella stiva di vecchie barche arrugginite, dopo aver pagato i trafficanti migliaia di euro. Se c’è qualcuno che pensa a loro nelle acque del Mediterraneo, dove con loro naviga anche la morte, queste sono le navi Ong. Prendono soldi? Chi se ne frega. Se non risolvi il problema a monte, non puoi combattere chi salva le vite a valle.