Ha fatto tanto discutere lo sciopero generale indetto dai sindacati Cgil (segretario Landini) e Uil (segretario Bombardieri) per venerdì scorso contro la manovra economica.
La Commissione di garanzia, che decide se uno sciopero si possa fare o meno (valutando i modi e i tempi di convocazione degli scioperi), aveva fatto sapere che non si sarebbe trattato di sciopero generale in quanto erano escluse molte categorie di lavoratori, e ne ha limitato la durata da 8 a 4 ore.
Il Ministro dei Trasporti, Matte Salvini, ha precettato i lavoratori del trasporto pubblico: nel suo settore lo stop non sarebbe dovuto durare più di 4 ore, per evitare l’eccessivo disagio che una così prolungata interruzione del trasporto pubblico avrebbe causato (è comunque escluso il comparto aereo). I lavoratori che scioperano violando la precettazione rischiano di andare incontro ad una sanzione disciplinare (escluso il licenziamento) o pecuniaria, mentre le organizzazioni sindacali rischiano una multa fino a 100 mila euro.
Dopo avere definito la decisione di Salvini un atto politico gravissimo e una limitazione del diritto di sciopero, i sindacati hanno ridotto lo sciopero nel settore dei trasporti da 8 a 4 ore, parlando di senso di responsabilità nei confronti dei lavoratori. È durato 8 ore invece lo sciopero di scuola, università, sanità e poste.
Le critiche dei sindacati alla manovra riguardano la mancata introduzione del salario minimo (di cui ho scritto a luglio scorso SALARIO MINIMO E POTERE D’ACQUISTO.), la mancanza di risposte per il recupero del potere d’acquisto (l’inflazione erode attualmente il 10% del potere d’acquisto dei cittadini), la scarsa attenzione alla sicurezza sul lavoro e l’intervento sulle pensioni che a loro dire è peggiore addirittura della legge Fornero. Apprezzano, inoltre, il taglio del cuneo fiscale ma dichiarano che per ottenere un vero aumento degli stipendi bisognerebbe rinnovare i contratti collettivi.
Lo sciopero non ha avuto il successo sperato, l’adesione è stata bassa, il 6.4%, una delle più basse degli ultimi 20 anni, e nel settore dei trasporti, che era sotto i riflettori per la polemica con Salvini, ha protestato solo il 4%. In sostanza chi sperava in un paese bloccato è rimasto deluso.
Le mobilitazioni sindacali hanno ottenuto nel corso degli anni tanti risultati positivi, soprattutto quelle dirette contro i datori di lavoro: mi astengo dal lavoro, creo disservizio all’azienda, cala la produttività e si creano i presupposti per un danno economico. In questi casi è possibile ottenere dei risultati, quali potrebbero essere le migliori condizioni di lavoro o l’adeguamento dei salari al costo della vita.
Meno efficaci, a mio avviso, sono gli scioperi politici, come quello che è andato in scena venerdì scorso. Spesso non sono chiare le motivazioni, i lavoratori lo vedono come un’iniziativa distante dai loro obiettivi reali, e i risultati non saranno mai paragonabili al disagio che comportano.
Sembra quasi un tentativo dei sindacati di sostituirsi alle opposizioni di governo, che in verità in questo preciso momento storico appaiono abbastanza deboli. Basti pensare alle dichiarazioni dei leader sindacali durante la manifestazione di due giorni fa, in cui hanno attaccato la proposta di riforma costituzionale del governo sul premierato. Cosa c’entra con i lavoratori? Se si vuole mandare un messaggio politico il luogo migliore per protestare non è rappresentato dalla piazza ma dalle urne.
Questo governo ha avuto un ampio consenso, e sta cercando di venire incontro alle esigenze dei lavoratori. Penso al taglio del cuneo fiscale, all’innalzamento della no-tax area a 8.500 euro anche per i lavoratori dipendenti, o allo stanziamento di 8 miliardi per avviare la fase dei rinnovi dei contratti. Sicuramente il potere d’acquisto è ridotto, ma sono altri i punti su cui intervenire per aumentarlo.
Concludo con il giorno scelto per lo sciopero. È quasi sempre il venerdì. Potrebbe sembrare una scelta strategica: lo organizzo di venerdì così ottengo una maggiore adesione. Il lavoratore, infatti, sarebbe più invogliato a partecipare e rinuncerebbe di buon grado ad andare a lavorare, in modo da potersi godere un weekend lungo. Ma il venerdì è un giorno particolare un po’ per tutti (basti pensare ai pendolari o a chi si sposta per lavoro proprio nel fine settimana), e il tentativo di creare disagio proprio in questa giornata rende ancora più odiosi gli organizzatori e meno interessanti le motivazioni della mobilitazione.