
Nelle ultime settimane l’Europa è stata puntualmente esclusa da tutti i negoziati di pace tra USA e Russia.
Si è trattato di un’estromissione imbarazzante che ha portato i leader europei a mostrare i muscoli, a cominciare a ragionare come un unico soggetto politico e a urlare a gran voce la loro vicinanza a Kiev. C’è stata, a mio avviso, la scossa che serviva. Finalmente!
Essenzialmente sono due le iniziative intraprese: il piano di riarmo per l’Europa e la cosiddetta coalizione dei volenterosi col progetto di inviare truppe in Ucraina dopo il tanto atteso accordo di pace.
Il piano per riarmare l’Europa (Readiness 2030) punta ad aiutare gli Stati membri ad investire sulla difesa potenziando l’industria militare europea. Verranno stanziati fondi per 800 miliardi di euro, di cui 650 aumentando la spesa comunitaria e 150 di prestiti agevolati, che andranno spesi sopratutto in aziende europee. La spesa potrebbe appesantire i bilanci nazionali, tuttavia saranno create le condizioni per potere sforare senza intaccare il patto di stabilità, quindi senza rischiare che sia aperta una procedura per deficit eccessivo (aspetto particolarmente sentito dall’Italia visto il debito pubblico che si ritrova). Si otterrebbe così un potenziamento della difesa associato ad un rilancio dell’economia.
L’obiettivo è quello di colmare le carenze militari europee in vista del progressivo disimpegno degli Stati Uniti e di un’eventuale aggressione russa. Non è un caso infatti che i paesi geograficamente più vicini alla Russia sentano con più urgenza la necessità di aumentare la spesa per la difesa.
La “coalizione dei volenterosi” è invece l’ultima proposta europea per sostenere l’Ucraina: un insieme di paesi europei che, sotto la guida di Regno Unito e Francia, invierebbero soldati in Ucraina (da 10 mila a 30 mila unità) a garanzia di un eventuale accordo di pace, una missione di mantenimento della pace dopo la tregua raggiunta.
Questo contingente si chiamerebbe “forza di rassicurazione” e avrebbe l’obiettivo di fornire un deterrente credibile contro future aggressioni russe. Non si tratterebbe di una semplice forza di peacekeeping: se attaccata risponderebbe al fuoco. Non tutti gli Stati sono disposti a inviare le loro truppe: Italia e Spagna sono contrarie, la Germania sembra più aperta alle possibilità. Si spera nel supporto americano alla missione, in termini di logistica e intelligence, ma non è detto che ciò si verifichi.
In definitiva l’Europa sta cominciando a prendere forma come soggetto politico unico, almeno dal punto di vista militare. Finalmente fatti e non parole.
Personalmente sono a favore del riarmo mentre sono più scettico circa la forza di rassicurazione da inviare in Ucraina. La creazione di un esercito europeo è un progetto a lungo termine, positivo e a mio avviso imprescindibile (lo dico da sempre), però serve tempo. Ti piazzi in Ucraina, vieni attaccato, rispondi al fuoco, e poi? I meccanismi di un’eventuale risposta sono collaudati? Quante guerre sono state perse in passato per errori dí improvvisazione?
Le decisioni di questi giorni, sopratutto il piano di riarmo, sono state dettate dalla necessità di rafforzarsi per contare di più, per avere più rispetto da parte del presidente americano Donald Trump e per ritagliarsi un posto al tavolo della pace per l’Ucraina.
I rapporti di forza nel mondo stanno cambiando, l’America guarda verso l’Indo-Pacifico e noi europei non possiamo più considerarla un’alleata fedele. Tra l’altro Trump considera l’Ue un’invenzione degli europei per danneggiare gli Stati Uniti, e il suo vice Vance ha definito “parassita” l’Unione Europea. Cosa resta da fare se non investire nella difesa, rafforzarci ed essere in grado di difenderci con i nostri mezzi?
L’Europa in queste settimane sta facendo la figura del nano politico a livello internazionale, non va bene. Ora siamo obbligati a investire e ad alzare la voce. Avanti tutta col riarmo!