È stallo sulle nomine al vertice della Commissione Europea: slittano, probabilmente a settimana prossima, il via libera del Parlamento europeo ai 6 vicepresidenti e il voto in assemblea plenaria all’intera Commissione Ue.
In settimana, dopo le audizioni dei candidati vicepresidenti, indicati dagli stati membri e scelti dalla prossima presidente Ursula von der Leyen, si sarebbe dovuto votare per accettarli o respingerli. Il voto, invece, è saltato per le polemiche nate intorno ai candidati scelti, dunque per questioni politiche. Lo scontro è avvenuto all’interno della maggioranza che a luglio ha riconfermato Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea (Popolari, Socialisti, Liberali e Verdi: “maggioranza Ursula”).
In sostanza i Socialisti hanno accusato il Partito popolare europeo (Ppe) di volere spostare l’asse della maggioranza a destra per il sostegno a Raffaele Fitto, commissario indicato dal governo italiano, esponente di Fratelli d’Italia (che in Europa fa parte di un gruppo di destra, Conservatori e Riformisti, ECR, che è fuori dalla maggioranza) e nominato a vicepresidente. I popolari hanno risposto al veto dei socialisti mettendo a loro volta un veto alla nomina a vicepresidente della spagnola Teresa Ribera, accusata di non avere ben gestito l’alluvione di Valencia. L’impasse, quindi, è essenzialmente legato ai veti incrociati su due candidati vicepresidenti, Fitto e Ribera.
La vicenda lascia basiti noi italiani non tanto perché al centro dello stallo sulle nomine dei 6 vicepresidenti della nuova Commissione c’è un commissario italiano con un ruolo e con delle deleghe importanti quanto per il fatto che l’ostilità nei confronti del nostro connazionale nasce proprio da una parte della politica italiana, segnatamente il Pd che rappresenta la delegazione più numerosa all’interno dei Socialisti europei (sbraita anche il M5S, ma il suo peso politico in Europa è pressoché nullo).
Per i Socialisti e il Pd va tolta a Raffaele Fitto la vicepresidenza che la presidente Ursula von der Leyen ha deciso di affidargli. Addirittura i Socialisti hanno minacciato di votare contro la stessa commissione, mettendo fine alla maggioranza Ursula, qualora non venisse almeno ridimensionato il ruolo di Fitto.
Per noi italiani sarebbe una penalizzazione non indifferente, soprattutto se pensiamo all’importante ruolo che riveste il nostro commissario. Raffaele Fitto avrà la delega alla Coesione e alle Riforme, per cui tratterà in prima persona i fondi europei stanziati per finanziare i progetti nelle aree meno sviluppate dell’Unione. All’Italia spettano 43 miliardi, quasi tutti per le regioni del Sud. Non sono briciole, e ci fanno molto comodo. Raffaele Fitto, inoltre, gestirà i fondi del Pnnr insieme al commissario all’Economia e interverrà in altri settori quali la pesca, l’agricoltura, il turismo e le politiche abitative.
Vuoi mettere i risultati ottenuti da Fitto commissario e anche vicepresidente? Chi se ne frega se di destra o di sinistra? È un italiano, un europeista convinto, si è sempre mostrato come un moderato (tra l’altro ha fatto parte per anni di Forza Italia), ha lavorato per rafforzare il rapporto tra ECR e Popolari su diverse questioni. Io credo che quando siamo al di fuori della nostra nazione bisogna remare tutti insieme verso la stessa direzione, senza porre veti ideologici strampalati che finiscono per danneggiare il nostro Paese e in particolare il Sud.
Nella commissione europea precedente abbiamo avuto Paolo Gentiloni, esponente del Partito democratico, come commissario all’Economia (non vicepresidente). Nel 2019 non ricordo tanto rumore da parte di ECR o dei popolari all’interno della maggioranza. Quest’anno ECR ha ottenuto di più (commissario più vicepresidenza) nonostante non faccia parte della maggioranza. Ci può stare un pizzico di nervosismo, ma i risultati ottenuti dalla Meloni in Europa sono anche dovuti al fatto che ECR, di cui lei è presidente, è il quarto gruppo parlamentare più numeroso. È normale che la presidente della Commissione voglia rafforzare il suo rapporto di collaborazione. Ma questo agli italiani, di destra o di sinistra, non deve interessare. Pensiamo al risultato e basta.
Concludo con il comportamento dell’Unione europea. A pochi giorni dall’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti, che sicuramente non sarà tenero con noi europei, le istituzioni dell’Ue dovrebbero cominciare a pensare in maniera più ambiziosa e mostrarsi più coese. Questo stallo sulle nomine dimostra invece, almeno per ora, l’esatto contrario.