Nell’ultima settimana sono notevolmente aumentati gli sbarchi di migranti a Lampedusa, in netta crescita rispetto agli ultimi due anni. Circa 3 mila arrivi a fronte di una capienza dell’hotspot dell’isola di 250 persone.
Nei mesi scorsi la questione migranti è passata in secondo piano a causa dell’emergenza sanitaria e della crisi economica scatenata dalla pandemia. Il tema è inevitabilmente tornato di attualità in questi giorni, con l’arrivo dell’estate, delle buone condizioni meteo e del mare calmo, c’era da aspettarselo.
L’Italia come al solito sarà lasciata sola, con l’ennesimo tentativo di superamento di un sistema che la penalizza: la Convenzione di Dublino (del 1990, quando i tempi erano diversi), molto svantaggiosa per i paesi di primo ingresso, in quanto “lo Stato membro competente all’esame della domanda d’asilo sarà lo Stato in cui il richiedente asilo ha fatto il proprio ingresso nell’Unione europea”.
Sono stati fatti degli sforzi per redistribuire in maniera automatica i migranti in altri paesi membri nei quali poter chiedere protezione, ma sono tutti miseramente falliti a causa dell’opposizione dei Paesi dell’Est Europa, favoriti dall’attuale sistema. L’ultimo tentativo è stato fatto nel 2019, il cosiddetto accordo di Malta, che coinvolgeva solo l’Italia, la Francia, la Germania e Malta. È ovviamente fallito, travolto dalla pandemia. Si trattava comunque di una soluzione poco incisiva, coinvolgendo pochi paesi e riguardando il ricollocamento dei soli migranti arrivati a bordo di navi militari o delle ong, una minoranza rispetto agli sbarchi autonomi.
Arriviamo ai giorni nostri. In settimana il ministro dell’Interno Lamorgese ha chiesto un sistema di ricollocamento su base volontaria, in attesa di un “Nuovo patto europeo per l’immigrazione”. E chi accetterà? La vedo dura. Una richiesta disperata, che resterà facilmente inascoltata. Molti governi europei stanno fronteggiando la crisi economica causata dalle restrizioni, figuriamoci se spenderanno soldi (volontariamente) per accogliere i migranti in nome di una solidarietà europea mai esistita.
Inoltre a breve si terranno le elezioni in Germania e in Francia, i due paesi più influenti dell’UE. Il partito della Merkel e quello di Macron sono costretti a mostrarsi meno aperturisti sul tema dei migranti, argomento molto sensibile in campagna elettorale e che rappresenta uno dei cavalli di battaglia delle rispettive opposizioni.
Io penso che quando c’è un problema, e questo dei migranti per l’Italia lo è, occorra trovare delle soluzioni a bocce ferme, non nella fase di emergenza. L’Italia cerca una soluzione strutturale al problema migratorio, ma non può muoversi alle porte dell’estate. Il prossimo step sarà il Consiglio europeo del 24-25 maggio, dove Draghi chiederà lo stanziamento di maggiori fondi per i paesi africani da cui partono i flussi migratori.
Ci può stare, soluzione sicuramente più dignitosa dell’accordo Germania-Turchia: denaro in cambio dell’impegno a fermare i flussi. Però la situazione ci sbatte in faccia una cruda realtà: senza soldi non si cantano messe neanche nel Mediterraneo.