Nonostante gli appelli per un immediato cessate il fuoco, compreso quello del Papa, continuano i bombardamenti russi ai danni dell’Ucraina. Dopo un mese di conflitto, però, ’offensiva militare è in grande difficoltà. Putin pensava di conquistare l’Ucraina con un’operazione lampo, ma non aveva fatto bene i suoi calcoli.
Si è trovato difronte un nemico determinato, aiutato dalle armi inviate dalla Nato, animato da uno straordinario spirito di resistenza, sostenuto da un popolo patriottico e guidato da un leader che ha rifiutato di abbandonare Kiev diventando un eroe nazionale e internazionale.
Putin è in difficoltà anche per la reazione esagerata e compatta dell’Occidente, se vogliamo inaspettata. La guerra ha dato alla NATO nuovi connotati. Se prima era un’Alleanza prevalentemente militare (fondamentale in questo senso l’articolo 5 del Trattato, secondo cui un attacco armato contro uno o più membri dell’Alleanza sarà considerato come un attacco diretto contro tutti i membri), il conflitto ucraino gli ha conferito un ruolo politico inedito.
E pensare che Donald Trump la considerava “inutile” e Macron “morta”. In settimana si sono tenuti un vertice straordinario della NATO e un summit dei Paesi europei (cui ha partecipato significativamente Joe Biden). Il momento storico è delicatissimo, l’Occidente si trova davanti a scelte difficili, con scarse possibilità di correzioni future.
Negli incontri si è deciso di rinforzare il fianco est con l’invio di militari in Slovacchia, Romania , Bulgaria e Ungheria; di andare avanti con le sanzioni; di inviare in Ucraina materiale militare difensivo per fiaccare l’esercito russo (armi anti-carro, droni e difese anti-missile).
Il clima è rovente anche dal punto di vista verbale. La Russia non nasconde la possibilità di ricorrere alle armi atomiche, dall’altro lato la NATO si dice disposta a reagire severamente qualora la Russia utilizzi armi di distruzione di massa. In questa escalation di minacce si inseriscono le affermazioni del leader britannico Boris Johnson “se Putin usa le armi chimiche sarà la sua fine”, e di Joe Biden “Putin è un criminale, un dittatore che non può restare al potere”.
Se l’aria è da quasi-guerra totale, la domanda che tutti si pongono è però la seguente: quali sono le reali intenzioni della NATO? Il margine di manovra si fa sempre più ristretto, tra il sostegno all’Ucraina e l’impossibilità di compiere mosse che possano provocare una guerra mondiale. Dalle sanzioni si è passati alla fornitura di armi difensive. Il prossimo passo potrebbe essere l’invio di mezzi offensivi, come carri armati, jet e artiglieria pesante.
La NATO si sta muovendo dunque a piccoli passi. Con quale obiettivo?
Perché non suggerisce la resa a Zelensky evitando così migliaia di morti? Perché non partecipa attivamente ai negoziati? La fornitura di armi agli ucraini non basta, si sta solo prolungando la guerra e la brutalità dei russi. Secondo il ministro degli Esteri russo, Lavrov, gli USA vogliono mantenere la Russia nello stato di combattimento per un tempo più lungo possibile.
A me personalmente sembra quasi che l’Occidente voglia vincere la guerra senza combatterla, o che aspetti una mossa falsa per intervenire o che si auguri la caduta di Putin ad opera dei suoi connazionali. L’atteggiamento dei leader occidentali non è, comunque, chiaramente decifrabile. Sicuramente il leader russo, in difficoltà sul terreno militare e soffocato economicamente, potrebbe lasciarsi andare in un gesto folle, ricorrendo alle armi di distruzione di massa. Bisogna quindi farsi trovare pronti e la NATO, a mio parere, si sta preparando a fronteggiare le armi nucleari.
Concludo con l’intervento del Presidente ucraino Zelensky collegato in videoconferenza con le Camere italiane riunite in seduta comune.
Il leader ucraino ha parlato in diretta con diversi Parlamenti europei, chiedendo aiuto e sostegno contro la Russia, utilizzando una comunicazione coinvolgente e facendo riferimento alla storia e all’identità dei paesi cui si è rivolto.
Questo suo modo di comunicare sta facendo crescere il suo consenso e lo ha portato a ricevere una standing ovation in tutti i suoi interventi a distanza. Nei Parlamenti europei, durante il collegamento con Zelensky, c’è sempre stato il pienone di parlamentari, com’è giusto che sia, per dimostrare la vicinanza ad un paese sovrano bombardato e considerato il momento drammatico che coinvolge l’azione di governo di tutti i paesi.
Nel collegamento con la Camera italiana, invece, erano evidenti tanti vuoti nelle tribune. Su 945 parlamentari circa 350 erano assenti. Semplicemente vergognoso.