In settimana sono entrate in vigore le nuove regole riguardanti il Green Pass (che certifica l’avventura vaccinazione, la guarigione recente dal Covi-19 o un tampone negativo nelle 48 ore precedenti): diventa obbligatorio su aerei, navi, treni e bus a lunga percorrenza (non sui tram, bus cittadini e metropolitane), e verrà richiesto al personale scolastico ed universitario. Presto potrebbe essere esteso a diverse categorie, e se sarà necessario si arriverà a renderlo obbligatorio per tutti (favorevoli il 64% degli italiani).
Le novità hanno scatenato la reazione di chi si rifiuta di vaccinarsi o di chi non condivide l’utilizzo del green pass (tra cui anche persone vaccinate): dagli insulti sui social si è passati alle minacce a giornalisti, politici (tra cui Di Maio e Speranza), personaggi pubblici, medici e a tutti coloro che ritengono che vaccinarsi serva proprio a riconquistare la libertà parzialmente perduta.
Fioccano le frasi del tipo “un altro infame da giustiziare”, oppure “serve il piombo”.
È emblematico quanto sta succedendo all’infettivologo Matteo Bassetti, eletto nemico pubblico numero uno per la sua visibilità in Tv e per essersi schierato apertamente a favore del vaccino non risparmiando critiche ai no-vax.
Ha subito pedinamenti, minacce di morte e telefonate a qualsiasi ora del giorno e della notte. È finito sotto scorta. I no vax hanno inoltre organizzato manifestazioni non autorizzate, blocchi stradali e ferroviari, per fortuna con minore partecipazione del previsto (in alcune città si è trattato di un vero e propio flop). Il debutto del green pass è stato comunque tranquillo. In sostanza la questione da sanitaria e sociale sta diventando di ordine pubblico, a mio avviso insostenibile.
Non essere d’accordo è legittimo, ma non in questi termini. I no-vax si sono spesso trincerati dietro il fatto che si tratti di un vaccino sperimentale.
Da qualche giorno non è più così. La FDA (Food and Drug Administration), l’equivalente dell’Agenzia europea del farmaco (EMA), ha approvato in via definitiva il vaccino Pfizer, che quindi non è più sperimentale. In Europa succederà probabilmente la stessa cosa a breve. Sarà possibile quindi renderlo obbligatorio senza infrangere alcuna legge. Finora è stato utilizzato nonostante fosse sperimentale, ma si è trattato di un rischio calcolato, necessario vista l’emergenzialità.
E la scommessa è stata vinta, considerati i dati clinici: da febbraio i morti per Covid in Italia hanno riguardato per il 98.8% i non vaccinati. Solamente l’1.2% era vaccinato, con età media di 88 anni; le regioni che si avviano verso la zona gialla (la Sicilia lo è già) sono quelle con minore numero di vaccinati; i ricoverati in terapia intensiva sono per il 95% non vaccinati. Leggendo questi dati si capisce come ormai le evidenze non siano solo scientifiche, ma cliniche. Cosa aspettiamo a rendere obbligatorio il vaccino?
La quarta ondata, sostenuta dalla variante Delta, ha colpito prevalentemente i non vaccinati e coloro che aspettavano la seconda dose. A breve potrebbe esserci l’incubo della quinta ondata, con quasi 4 milioni di over 50 non ancora vaccinati in Italia.
La vaccinazione serve a proteggere soprattutto loro (oltre a scongiurare lo sviluppo di varianti e nuovi lockdown non più sostenibili). Vacciniamoci.