Primo dibattito in tv tra Kamala Harris e Donald Trump in vista delle elezioni presidenziali americane del prossimo 5 novembre.
La prima è l’attuale vicepresidente Usa e candidata del Partito democratico, entrata recentemente in corsa dopo la rinuncia di Joe Biden alla candidatura, il secondo è il candidato repubblicano ed ex presidente degli Stati Uniti (ha vinto nel 2016 contro Hillary Clinton, ha perso nel 2020 contro Joe Biden).
Il primo faccia a faccia tra i due è stato a mio avviso equilibrato, nonostante dai sondaggi sembri emergere una vittoria della candidata democratica. Kamala Harris si è mostrata molto aggressiva, quasi costringendo Trump sulla difensiva, con la volontà di provocarlo e spingerlo, senza riuscirci, sul terreno dell’insulto facile, punto di debolezza del tycoon, che nei confronti televisivi non è mai riuscito a prevalere (ha vinto recentemente con Biden per la disarmante difficoltà dell’avversario).
Sono stati toccati tutti i temi caldi di questi mesi, con Trump all’attacco soprattutto sui quelli su cui Biden, l’attuale presidente Usa, è più impopolare: l’economia, con l’inflazione e il costo del cibo che creano malcontento, l’immigrazione eccessiva, soprattutto dal Messico (Kamala Harris ha avuto durante la gestione Biden proprio la delega alle politiche migratorie), e la politica estera, con riferimento alla gestione delle guerre in Ucraina e Medio Oriente, al ritiro caotico dall’Afghanistan (nota dolente dell’amministrazione Biden) e alla necessità di negoziare per porre fine alle guerre (dice da sempre che con lui presidente queste guerre non sarebbero mai iniziate). In politica estera ha sottolineato, infine, l’appoggio netto a Israele, accusando l’avversaria di pericolose derive pro-Hamas.
Kamala Harris si è difesa bene su tutte le tematiche affrontate, mettendo in risalto in politica estera i contrasti che ci sono sempre stati tra la NATO e Trump, e che a suo avviso non farebbero bene al prosieguo delle guerre. La candidata democratica è andata poi all’attacco sul diritto all’aborto, tema molto sentito in America e su cui è nettamente davanti nei sondaggi: se eletta firmerà una legge che tuteli l’aborto.
In definitiva il confronto non ha consentito a nessuno dei due candidati di mettere una seria ipoteca sulla vittoria finale, tale da potersi ritenere presidente in pectore. La partita si giocherà sul filo di lana, con i sondaggi che li danno sostanzialmente alla pari.
Tuttavia incuriosisce il fatto che nessuno dei due candidati possa considerarsi una vera novità. Trump è già stato alla Casa Bianca, per cui gli americani lo conoscono bene, mentre Kamala Harris è l’attuale vicepresidente, legata a doppio filo alle politiche di questa amministrazione, per cui si trova nella posizione complicata di doversi differenziare da Biden su alcuni temi senza mostrarsi ingrata. Da qui il suo atteggiamento aggressivo durante il confronto, quasi volendo far passare Trump come il candidato del partito in carica.
Gli americani, dunque, hanno davvero, forse mai come questa volta, tutti gli elementi per poter fare la scelta che ritengono più opportuna. In loro soccorso non può venire neanche il Papa, che ha affermato di non sapere che consiglio dare a un elettore cattolico che debba scegliere tra un candidato fortemente favorevole all’aborto e uno favorevole alla deportazione di milioni di immigrati. Per lui sono entrambi contro la vita, per cui il suo consiglio è di scegliere il male minore.
Trump durante il suo mandato ha fatto di tutto per scrollarsi di dosso l’etichetta, che gli avevano affibbiato alla vigilia della sua elezione, di possibile guerrafondaio, e così è stato. Ha agito soprattutto in solitaria, cercando sempre il negoziato ed esortando gli alleati ad armarsi di più, invitandoli ad una maggiore responsabilizzazione. Biden, la cui vice è Kamala Harris, ha cercato invece di più la collaborazione con gli alleati, si è mostrato poco diplomatico nelle sue dichiarazioni e ha elevato il ruolo della Nato nello scenario geopolitico mondiale.
Dunque chi dovrebbe vincere tra Trump e Harris per noi occidentali? Il pensiero non può che andare alle due grandi guerre in corso: chi dei due sarebbe più congeniale per un’auspicata fine dei due conflitti? Per me Trump.