
Sanremo 2025 è stata l’edizione più seguita dal 2000 e ha avuto come vincitore Olly con il brano “Balorda nostalgia”.
È stato un bel festival che ha fatto delle canzoni la centralità di tutto l’evento, meno show rispetto al passato e più musica italiana.
Io ho una mia idea personale sul fatto che le ultime edizioni siano andate benissimo, infrangendo record su record. I conduttori sono sicuramente bravi, ma non di più di quelli del passato. A mio avviso c’è meno arroganza da parte dei cantanti che spadroneggiano nelle radio, sui social e in televisione.
In passato i cantanti italiani più seguiti in radio o in tv (non c’erano i social) snobbavano la kermesse sanremese, al limite si facevano invitare come super ospiti (cosa che io non ho mai condiviso, se vuoi partecipi alla gara altrimenti te ne stai a casa), facendosi ben pagare e lanciando magari un loro nuovo disco. Il pubblico guardava Sanremo sapendo che non erano quelli i cantanti più in voga del momento, per cui il Festival era quasi più un evento mediatico che musicale, un appuntamento che spesso era ridicolizzato dagli stessi cantanti più quotati. Per mantenere alto lo share la Rai doveva pagare con fior di quattrini i cantanti stranieri, spesso dalla performance imbarazzante.
La generazione attuale di cantanti italiani, invece, completamente slegata dal punto di vista musicale da quella precedente (è la prima volta che succede), ha riabilitato Sanremo, l’ha reso più appetibile, dando una lezione ai big del passato che, come se ci fosse stata una punizione divina, adesso fanno quasi tristezza nel cercare una comparsata al festival sanremese, dove non vengono più visti come super ospiti ma come i protagonisti di una musica che non c’è più.
I vari Mahmood, Annalisa, Achille Lauro, Fedez, Mengoni, Lazza, Elodie, Ghali, Gaia hanno dunque ridato lustro al Festival di Sanremo in questi anni, dobbiamo dire grazie essenzialmente a loro.
Cosa non mi è piaciuto? Il numero dei partecipanti. Trenta sono sinceranti troppi. A mio avviso vengono penalizzati i cantanti meno conosciuti, perché le radio nei 4 giorni del festival trasmettono tutte le canzoni, ma con una frequenza diversa, prediligendo sicuramente quelle interpretate dai cantanti più noti e quindi più attesi, che garantiscono migliori dati di ascolto.
Concludo con Brunori SAS, cantante calabrese classificatosi terzo. La sua canzone, dal titolo “l’albero delle noci”, è bellissima e intensa, parla dell’amore di un padre verso una figlia, di una felicità immensa che fa quasi paura. Gli ultimi versi addirittura sono stati giudicati tra i più belli della storia della musica italiana (“e questa felicità forse la posso sostenere perché hai cambiato l’architettura e le proporzioni del mio cuore, e posso navigare sotto una nuova stella polare”).
Personalmente da calabrese non ho apprezzato questa continua associazione della canzone alla Calabria. I video della canzone che circolano in rete, anziché esaltare il tema del brano musicale (l’amore paterno) ritraggono immagini della Calabria, dall’Arco Magno ai Bronzi di Riace. Lo stesso Brunori in questi giorni, in tante sue interviste, ha fatto scivolare quasi volontariamente l’argomento sulla Calabria, soffermandosi su alcuni riti calabresi (tra cui l’”affascino” che non sto qui a spiegare) o su una gavetta fatte in piccole piazze dove la gente si portava le sedie da casa.
Ecco questa è la Calabria di un tempo, ora è molto di più. Vi invito a visitare Cosenza e ad apprezzare la sua modernità. Né ci si deve meravigliare e storcere il naso se poi le domande dei giornalisti vertono sulle reazioni avute al paesello anziché sulla musicalità o sul senso profondo della canzone, o sulla bravura di uno dei pochi cantautori in gara.
Quanti sanno che il vincitore Olly è ligure? Abbiamo assistito a un trionfo di immagini di pesto alla genovese o di focacce di Recco in questi giorni? Non mi sembra. Come la Liguria anche la Calabria non ha bisogno del Brunori di turno per mostrare le sue meraviglie.
È stupenda di suo, è madre di tanti illustri professionisti (tra cui Giovanni Scambia, deceduto 3 giorni fa, luminare della ginecologia oncologica che ha operato la principessa Kate Middleton), e ha bisogno solo di una maggiore attenzione, non da parte di Mara Venier (nome messo non a caso), ma da chi governa l’Italia.