Via libera al nuovo decreto legge Covid che introduce nuove regole a partire dal 6 agosto.
Lo stato di emergenza è prorogato fino al 31 dicembre (con tutto ciò che ne consegue, smartworking, proroghe di documenti ecc.).
Cambiano i parametri per il passaggio delle regioni da un colore all’altro: inizialmente si valutava l’indice Rt, successivamente l’incidenza della malattia (numero di casi su 100mila abitanti), ora verrà considerato il tasso di ospedalizzazione (zona gialla, arancione o rossa quando i ricoverati in terapia intensiva saranno rispettivamente il 10, il 20 e il 30% del totale e i malati covid negli altri reparti saranno il 20, 30 e 40% dei totali).
Alcune attività saranno riservate a chi è in possesso del Green pass (o certificazione verde o passaporto sanitario: almeno la prima dose di vaccino, tampone molecolare o antigenico negativo nelle ultime 48 ore o guarigione dall’infezione negli ultimi sei mesi): sarà obbligatorio per i ristoranti e i bar al chiuso, per palestre, piscine, teatri, cinema, musei, concorsi, spettacoli aperti al pubblico, manifestazioni sportive e culturali. Il Green pass non serve sotto i 12 anni.
È evidente come sia stata fatta una scelta chiara, di velata obbligatorietà. A mio avviso non poteva essere altrimenti. Le evidenze scientifiche ci dicono che il vaccino funziona, anche contro le varianti (Delta compresa), il 96% dei ricoverati Covid sono non vaccinati, gli scienziati ci dicono che più è alta la percentuale di vaccinati più si riduce il rischio che si formino nuove varianti, alcune delle quali potrebbero risultare mortali, bene, qualcuno mi dica se un qualsivoglia governo si sarebbe potuto comportare diversamente.
Sicuramente non aiutano quei virologi da strapazzo che vanno in tv nonostante le clamorose cantonate prese in questa emergenza covid. Ho sentito qualcuno dire addirittura che le varianti potrebbero nascere nei vaccinati perché il virus cerca di sfuggire alle difese, pronte, di questi ultimi. La scienza dice da sempre il contrario: le varianti si formano quando il virus si replica all’interno di un organismo non vaccinato, indifeso. Replicandosi il virus può mutare in maniera casuale. Nel corpo del vaccinato, invece, rimane qualche giorno e poi scompare. Per incentivare la vaccinazione, a questo punto, farei una cernita accurata su chi debba andare in televisione a propinare le sacre gocce della virologia.
Mi fanno sorridere, poi, i politici che inseguono i no-vax, dichiarando di essere per la la vaccinazione ma non per il green pass. Questa è una posizione inaccettabile. Si tratta di una linea morbida utilizzata per non perdere una fetta di elettori contrari al green pass, dai no-vax agli esercenti (non per forza no-vax) che hanno paura di incassare meno a causa di questa obbligatorietà. Però è una linea che non regge (per non parlare del fatto che in autunno, in caso di aumento dei casi, saranno i primi a dire che in estate si sia fatto poco per contenere il contagio).
Anche io sarei per la libertà vaccinale, ma se questa libertà compromette quella delle persone che si vaccinano, che non vogliono vedere salire il contagio e il palesarsi di nuove chiusure, allora bisogna fare una scelta netta. Le due libertà si sovrappongono, una delle due deve venire meno. Caro politico, sei a favore o sei contrario? Nella vita, ma ancora di più in politica, o sei carne o sei pesce, non è ammesso l’ibrido.