Il consiglio di amministrazione della Rai (7 membri di cui 4 scelti dal Parlamento, 2 dal governo e 1 dall’assemblea dei dipendenti) ha varato le nuove nomine sui direttori dei Telegiornali.
Monica Maggioni sarà la direttrice del Tg1, mentre altre donne, per espressa volontà del Premier, ricopriranno ruoli di primo piano in altre testate Rai.
Le nomine hanno fatto infuriare il M5S, che ha più numeri in Parlamento e che si è sentito “escluso”. Il leader Conte ha annunciato che gli esponenti del Movimento non andranno più nei programmi Rai. Dal governo fanno invece sapere che sono stati ascoltati tutti i partiti, compreso quello grillino.
La vicenda si ripete negli anni e suscita in me sempre le stessa disapprovazione. La televisione pubblica viene trattata alla stregua di una proprietà dei partiti, che quando non hanno potere decisionale criticano il legame tra Rai e politica (“serve una legge che tolga la Rai dai partiti”, “le nomine non devono essere politiche” ecc.), quando invece hanno la possibilità di intercedere lo fanno senza indugi.
Poi ci lamentiamo quando le informazioni arrivano distorte, o quando vengono propinati dati che sono a favore di una o dell’altra forza politica a seconda della testata che viene seguita. Il marcio è a monte.