Oggi si vota in Abruzzo per le elezioni regionali. I candidati presidente sono due: Marco Marsilio, governatore uscente, appartenente a FdI e fedelissimo della premier Giorgia Meloni, sostenuto dal centrodestra, e Luciano D’Amico, ex rettore dell’Università di Teramo, sostenuto dal centrosinistra.
Fino a qualche settimana fa il primo era dato per vincente dai sondaggi, poi la vittoria del centrosinistra in Sardegna ha fatto suonare la carica: il centrodestra poteva essere battuto. Da qui la riproposta del campo largo anche in Abruzzo, anzi larghissimo: Pd, M5S, Azione, Italia viva e alcune liste civiche, tutti insieme in una maxi-alleanza contro lo strapotere della destra.
Il centrosinistra, dunque, appare ancora più compatto potendo contare anche sui voti di Renzi e Calenda, che in Sardegna avevano invece appoggiato un altro candidato.
A destra, tuttavia, continuano ad essere assolutamente ottimisti sulla vittoria di Marsilio, nonostante il centrosinistra speri in un effetto domino dopo la vittoria di Todde in Sardegna.
Sicuramente le elezioni di oggi non hanno solo una dimensione locale, soprattutto per il centrodestra. Una vittoria in Abruzzo consoliderebbe il consenso della premier in vista delle elezioni europee di giugno, mentre una sconfitta confermerebbe le difficoltà della coalizione di governo e potrebbe inasprire le ostilità, non più tanto velate, tra Fratelli d’Italia e la Lega di Matteo Salvini.
Le tensioni nel centrodestra sono per ora limitate alla scelta dei candidati governatori, con la premier Meloni che vuole un maggior numero di affermazioni a livello locale (in linea con gli attuali rapporti di forza al governo) e con Matteo Salvini che non vuole perdere i territori che sono già sotto la guida leghista.
Fra qualche settimana i contrasti riguarderanno invece le alleanze per le elezioni europee, con il Partito popolare europeo (Ppe), di cui fa parte Forza Italia, che apre alla destra dei conservatori europei guidati dalla nostra premier Giorgia Meloni, mentre critica aspramente (appoggiato in questo dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen) gli estremisti del gruppo al quale appartengono la Lega di Salvini e il partito francese di Marine Le Pen.
In definitiva non mancano le ostilità che potrebbero esasperarsi in caso di sconfitta in Abruzzo e che potrebbero portare a spaccature nelle maggioranza. Da qui l’importanza del voto di oggi.
Per il centrosinistra, invece, se una sconfitta farebbe riflettere sulla bontà dei leader e delle loro scelte, una vittoria darebbe slancio e consapevolezza sulla necessità di allearsi per potere competere.
Certamente per ora parliamo di un’alleanza forzata, basti pensare agli attacchi continui, reciproci, tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi in questi ultimi mesi, o alle forti accuse di Calenda rivolte ad un Pd secondo lui sottomesso al Movimento 5 stelle.
Vedremo se in futuro nascerà un soggetto politico unitario con una leadership solida, oppure se noi cittadini continueremo ad essere governati da alleanze farlocche che paralizzano l’attività di governo e che riflettono l’arroganza dei leader e una tradizione tipica dei politici italiani: nessuno vuole essere Robin.