Prima approvazione da parte del Parlamento europeo della direttiva sulle case green proposta dalla Commisione Ue, il cui obiettivo è il miglioramento delle prestazioni energetiche degli edifici.
Nelle prossime settimane partirà il negoziato con il Consiglio europeo per arrivare ad una direttiva finale. Per quanto riguarda le delegazioni italiane FdI, Lega e FI hanno votato contro, Pd M5S e Verdi a favore. Il governo italiano si opporrà per i costi giudicati insostenibili.
La direttiva punta all’efficientamento energetico degli edifici che nel complesso sono responsabili del 40% del consumo totale di energia e del 36% delle emissioni di gas. Il testo, non ancora definitivo, prevede che gli edifici residenziali raggiungano la classe energetica E entro il 2030 e D entro il 2033 (quelli non residenziali e pubblici entro il 2027 e 2030), e che gli edifici nuovi dovranno essere ad emissioni zero e dotarsi di pannelli solari entro il 2028.
La classe energetica viene calcolata sulla base del consumo di energia che dipende da vari fattori, in primis dalla tipologia degli impianti (le classi F e G, con impianti obsoleti, sono quelle antecedenti il 1973, anno dello shock energetico) e dall’isolamento dell’abitazione (infissi). Per migliorare la classe energetica vanno fatti dei lavori: cappotto termico, isolamento del tetto, infissi ecc. Servono soldi, tanti.
Si tratta di cifre altissime che, ad oggi, non potrebbero permettersi né lo Stato né le famiglie. In Italia, inoltre, il peso economico delle nuove regole sarebbe ancora maggiore, considerato il mito della casa di proprietà, tipico di noi italiani, ricchi e poveri. Sarebbe una spesa esorbitante a causa del numero di unità abitative presenti sul nostro territorio, circa 30 milioni, di cui la metà (classe G ed F) andrebbe riclassificata.
Per capire la spesa necessaria basta considerare il Superbonus 110% introdotto dal governo Conte nel 2020 (costato finora più del doppio de previsto) che punta al miglioramento di almeno due classi energetiche. Finora è costato 75 miliardi di euro, una cifra enorme, che il governo sta avendo difficoltà a sostenere, a fronte di un numero limitato di immobili ristrutturati (circa 380 mila), e di parecchio inferiore rispetto a quelli da riclassificare secondo le nuove regole europee (15 milioni di immobili). Praticamente è impossibile trovare i fondi, servono incentivi non solo nazionali ma anche europei.
L’Italia a mio avviso è indietro rispetto a tanti altri Stati europei, per una serie di motivi. Innanzitutto i costi di cui abbiamo già parlato, poi il rispetto dei tempi: manca forza lavoro qualificata. Per raggiungere l’obiettivo, infatti, servirebbe una marea di tecnici (muratori, idraulici, elettricisti ecc.) che non abbiamo a causa di una mancata formazione per carenza di scuole professionali. Infine c’è da calcolare la svalutazione delle case, su cui l’italiano medio ha incentrato, per tradizione, tutta la sua vita. Chi comprerebbe a buon prezzo un immobile vecchio alla luce di queste norme?
Sicuramente un ritorno della riqualificazione c’è in termini di risparmi sulle bollette, detrazione delle spese e valorizzazione dell’immobile, ma il passo resta comunque gigantesco.
Allo stato attuale, inoltre, la direttiva non prevede sanzioni per chi si rifiuta di migliorare la classe energetica (probabilmente sarà lo Stato ad introdurle, e comunque il mercato determinerà il deprezzamento dell’immobile), mentre sono previste multe per il Paese che non rispetta i tempi.
Vedremo cosa succederà e come avverrà questa transizione energetica, che passa anche per le case green, e che è essenziale per la lotta al cambiamento climatico. Sarà certamente terreno di scontro nella campagna elettorale per le elezioni europee del 2024, con l’Italia che promette battaglia. La strategia a mio parere dovrà essere quella di ottenere finanziamenti e deroghe, senza sbraitare per poi subire (come al solito) la legge che ci viene imposta. Bisogna giocare d’anticipo.
La rigidità europea, d’altra parte, serve a superare l’immobilismo che ci caratterizza su certe questioni. Sotto pressione avremo (forse) un paese più green.