Mosca minaccia l’Europa e l’Italia: “preparatevi a soffrire”. Il blocco definitivo delle forniture di gas all’Europa entra ufficialmente tra le armi utilizzate da Putin in questo conflitto che assume sempre di più i connotati di una guerra economica mondiale.
Le minacce entrano a gamba tesa nel vivo della politica italiana, dove il ministro della Transizione ecologica Cingolani ha presentato il piano nazionale di contenimento dei consumi di gas per fronteggiare l’emergenza energetica:
importazioni da paesi diversi dalla Russia, nuovi impianti di rigassificazione, maggiore produzione di energia elettrica da impianti che usano combustibili diversi dal gas come il carbone (a costo di venire meno agli impegni di decarbonizzazione presi per la questione climatica), stop burocrazia per le rinnovabili e termosifoni più bassi nelle abitazioni.
Si tratta di un piano aspramente criticato dal Cremlino: “Roma è spinta al suicidio politico per realizzare la follia delle sanzioni euro-atlantiche. Quando le imprese italiane crolleranno saranno comprate a buon mercato dagli americani”. Quello russo è un palese tentativo di destabilizzazione economica. L’arma del gas mira a frammentare il fronte europeo, facendo leva sull’opinione pubblica spaventata dai rincari, sulle aziende in crisi, sulla recessione economica, sul freddo e sul blocco del sistema produttivo.
I russi ci stanno in parte riuscendo, tanto da fare emergere la questione delle sanzioni: sono efficaci o fanno male agli stessi europei? Secondo Salvini le sanzioni finora avrebbero danneggiato coloro che sanzionano anziché i sanzionati e andrebbero quindi ripensate, teoria da cui si smarcano gli altri leader politici. A mio parere coloro che hanno dubbi sulle sanzioni dovrebbero anche dire come ci si dovrebbe comportare.
L’alternativa alle sanzioni erano l’indifferenza o la guerra sul campo.
Entrambe le soluzioni non sono praticabili, mi sembra scontato. In verità le sanzioni un certo effetto sull’economia russa lo stanno facendo. Le dichiarazioni dei russi circa il suicidio economico degli europei lasciano trapelare un certo nervosismo per le decisioni che stanno prendendo i paesi dell’Ue. Le continue richieste da parte della Russia di togliere le sanzioni sono, inoltre, la dimostrazione che queste stiano funzionando nell’opera di deterioramento della stessa economia russa.
Diverse fonti parlano di un’industria bellica russa in grossa difficoltà, essendo fortemente dipendente dalla tecnologia occidentale: mancano microchips, semiconduttori, trasformatori, transistor. L’esercito russo è stato messo alle strette dalla durata della guerra e dalle misure restrittive occidentali, da qui la necessità di acquistare munizioni e armi dal altri paesi, quali l’Iran e la Corea del Nord.
Gli effetti dunque ci sono. È tuttavia innegabile che i risvolti negativi delle sanzioni riguardino anche gli europei, colpiti dalla chiusura dei rubinetti del gas da parte di Putin. È importante a mio avviso che i paesi dell’Unione e della Nato reagiscano uniti, lasciando da parte gli egoismi. Se ci sono paesi che ci stanno addirittura guadagnando, parlo ad esempio degli Stati Uniti, della Norvegia e dell’Olanda, è giusto che questi soldi vadano ridistribuiti.
O si procede compatti o si fa il gioco della Russia, che definisce i singoli paesi europei, compresa l’Italia, burattini nelle mani di Bruxelles, a sua volta considerata completamente asservita a Washington.
Anche la Russia però si sta ponendo in una condizione di dipendenza dalla Cina. Gazprom sta valutando infatti l’opportunità di aumentare le forniture verso est, ma questo richiede del tempo. Tanto gas invenduto andrà quindi bruciato, con una conseguente riduzione dei guadagni e un prezzo di mercato destinato inevitabilmente a calare. Pechino nell’ultimo mese ha aumentato l’import di gas dalla Russia, ma a prezzi decisamente scontati.
A questo punto ci si chiede: siamo noi europei i burattini dell’America o è la Russia che diventerà il burattino della Cina?