La Corte dei conti è un organo costituzionale che, come dice il nome stesso, ha il compito di controllare i conti e le spese dello Stato al fine di evitare che lo stesso Stato sprechi soldi pubblici.
Normalmente fa controlli preventivi (sulla legittimità degli atti proposti dal governo) e successivi (alla fine, sul bilancio dello Stato). Esamina le spese di ministeri, regioni e altri enti locali, giudica la responsabilità di chi agisce per conto della Pubblica Amministrazione e provoca un danno alle finanze dello Stato (danno erariale), e partecipa ad altre controversie, quali quelle legate alle pensioni, ad esempio il diritto effettivo di una persona a ricevere la pensione.
Alla Corte dei conti è stato dato anche il compito di controllare le spese e l’efficienza dei bandi e dei progetti del Pnrr, il Piano di ripresa con cui il governo intende spendere i finanziamenti europei del Recovery Fund (pacchetto da 750 miliardi in risposta alla crisi pandemica, per l’Italia 221 da spendere entro il 2026).
La Corte dei conti presenta ogni sei mesi, al tal proposito, una relazione al parlamento sullo stato di attuazione del Pnnr, e proprio nell’ultima relazione sono emersi diverse problematiche (bandi preparati male ecc.) e ritardi nella realizzazione dei progetti, che tra l’altro hanno portato al mancato pagamento della terza rata (19 miliardi) da parte della Commissione Ue.
In settimana abbiamo assistito ad un’accesa discussione in seguito alla decisione del governo di inserire nel decreto legge sulla Pubblica Amministrazione (decreto in fase di conversione, per cui eventuali provvedimenti inseriti sono approvati più velocemente) un emendamento che limita i controlli della Corte dei conti sul Pnrr.
In particolare l’emendamento abolisce il cosiddetto “controllo concomitante”, che consente ai magistrati contabili di fare controlli anche durante lo svolgimento dei progetti (controlli in itinere). La Corte dei conti, quindi, può continuare a presentare le sue relazioni semestrali e a fare un controllo finale, ma le verifiche durante i lavori devono rimanere appannaggio della Commissione Ue.
Secondo l’esecutivo il controllo concomitante è inutile (visto il controllo da parte dell’Europa) e rallenta l’attuazione dei progetti. Le opposizioni hanno promesso battaglia contro questo presunto bavaglio ai giudici, e anche i magistrati contabili hanno espresso la loro contrarietà. Il dl tuttavia è appena passato con la fiducia alla Camera, e passerà senza problemi anche al Senato vista l’ampia maggioranza parlamentare del governo.
La questione dei ritardi nell’attuazione dei programmi sta diventando ogni giorno più complessa e l’unico modo per uscirne in fretta è quello di velocizzare tutti i processi operativi legati al Pnnr. Se per fare questo serve abolire i controlli in itinere da parte della Corte dei conti (già il governo Draghi nel decreto Semplificazione 2 aveva fissato una forma di controllo successivo, ex post), che venga fatto.
D’altra parte proprio settimana prossima arriveranno a Roma gli ispettori della Ue per controllare l’avanzamento dei lavori. Perché rendere farraginoso un percorso che, per gli interessi degli italiani, dovrà essere snello e veloce? I controlli li fa l’Europa, mentre la Corte dei conti farà le sue relazioni e un controllo finale, e se qualcuno dovrà andare in galera, ci andrà.
Sarebbe davvero insopportabile per gli italiani assistere ad uno scenario in cui da una parte si chiede ai cittadini di fare sacrifici e dall’altra non si è in grado di spendere nei tempi previsti una montagna di soldi che piovono dal cielo. Un paradosso figlio di una tendenza tutta italiana: cambiare i governi velocemente senza dare il tempo di realizzare i progetti a lungo termine.
Durante il governo Draghi sono stati attuati tutti gli obiettivi previsti per ogni semestre. Non sono stati attuati, invece, tanti obiettivi del secondo semestre 2022: hanno pesato la crisi di governo e le elezioni anticipate. Ora tocca correre contro il tempo per recuperare e mettersi di nuovo in carreggiata.
Concludo con l’auspicio che almeno sul Pnrr ci sia la collaborazione di tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, al fine di spendere nei tempi previsti, e bene, i finanziamenti che ci vengono riservati, in nome di quella stessa responsabilità che viene sbandierata solo quando si cercano alleanze improvvisate per non perdere la poltrona.