Al termine delle vacanze estive sia la maggioranza che l’opposizione devono fare i conti con tensioni al loro interno, e in alcuni casi dentro gli stessi partiti. A sinistra si fatica a fare partire un’alleanza alternativa alla Meloni, a destra si susseguono dissapori che rischiano addirittura di minare la stabilità del governo.
Partiamo proprio dalle forze di maggioranza. Il fronte aperto è quello tra la Lega e Forza Italia. Un primo scontro si è avuto alle elezioni europee, con gli azzurri che hanno votato per Ursula von der Leyen e la Lega contro (come FdI).
Quindi prima di ferragosto si sono registrate polemiche per l’ostruzionismo leghista ad alcuni emendamenti di FI al “decreto carceri”, che contiene una serie di misure per contrastare il fenomeno del sovraffollamento delle carceri italiane. Il decreto è stato convertito in legge dal Parlamento e prevede sostanzialmente l’assunzione di mille nuovi agenti penitenziari e una semplificazione delle procedure di concessione di sconti di pena per i detenuti che ne hanno diritto. Si è trattato di un compromesso tra Forza Italia che si è mostrata più aperta ad una maggiore concessione a favore dei detenuti, e la Lega e Fratelli d’Italia che invece hanno mantenuto una linea di maggiore fermezza.
Infine, dopo ferragosto, nuovo scontro Lega-FI sullo ius scholae (cittadinanza italiana dopo 10 anni di studi per chi è nato in Italia o è arrivato prima dei 12 anni; nello ius soli la cittadinanza è invece acquisita per il solo fatto di essere nati sul territorio dello Stato): apertura da parte di forza Italia, no secco da parte della Lega. Ad oggi non c’è alcuna proposta, e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, infastidita per la nuova polemica, ha dichiarato che non è una priorità del programma di governo, meglio concentrarsi su altre problematiche.
Per quanto riguarda il problema del sovraffollamento carcerario (in Italia ci sono circa 61 mila detenuti a fronte di una capienza effettiva di circa 51 mila) e dei suicidi in carcere non capisco perché non si costruiscano nuove carceri. Sicuramente hanno un costo, ma siamo in piena emergenza. Che ben vengano le pene sostitutive (semilibertà, detenzione domiciliare ecc) per reati con detenzione di pochi anni, e una giustizia più veloce al fine di ridurre la detenzione in attesa di giudizio, cioè quella detenzione fastidiosa che deve attendere che il processo termini con una sentenza di colpevolezza o assoluzione (spesso con permanenza di innocenti in carcere).
Per lo ius scholae ritengo che qualcosa bisogna pur riconoscere a chi sta qui da anni, studia e si sente italiano. L’integrazione è un processo inarrestabile, mantenere l’identità dei popoli credo sia quasi impossibile ormai. Per ridurre il fenomeno si deve agire a monte, al momento dell’ingresso, servono visti temporanei, controlli e rimpatri più efficaci. Quando, però, un essere umano nasce, cresce, studia e lavora sul nostro territorio per tanti anni, cosa gli vuoi dire?
Capitolo opposizione. A sinistra si cerca di ricostruire un “nuovo” campo largo dopo diversi tentativi e delusioni, con una leadership che, dopo il risultato delle elezioni europee, sembra appartenere saldamente a Elly Schlein. In estate c’è stato un forte riavvicinamento di Matteo Renzi alla coalizione, che ha generato non pochi malumori, essendo il leader di Italia Viva poco gradito a Conte e Fratoianni, mentre la leader del Pd ha fatto capire di essere pronta ad accoglierlo.
A mio avviso potrebbe essere una formula vincente come succede a destra da anni. La regola deve però essere quella di riconoscere il capo assoluto, chi ha più voti deve comandare, altrimenti non si va da nessuna parte.
Concludo con le tensioni all’interno di alcuni partiti, segnatamente Lega e M5S. Dopo l’elezione a Bruxelles si parla della possibile fondazione di un partito personale da parte del generale Vannacci. Salvini lo esclude, mentre tanti esponenti leghisti di primo piano si mostrano molto critici, sia verso Vannacci che verso Salvini, che lo ha sostenuto da sempre.
Nel Movimento 5 stelle invece c’è tensione altissima tra il garante Beppe Grillo e il leader Giuseppe Conte, con il primo che, in vista dell’assemblea che si terrà a breve, non vuole modifiche del nome, del simbolo e della regola del doppio mandato.
Per entrambe le forze politiche saranno dirimenti le elezioni Regionali di novembre (Emilia Romagna, Umbria e Liguria): la Lega capirà se davvero sia un partito del 6-7% senza l’aiuto degli esterni (come successo alle Europee con Vannacci), mentre il M5S capirà se davvero la discesa sia ormai inesorabile. In entrambi i casi per gli attuali leader Salvini e Conte sarebbero dolori.