“Sono un nonno al servizio delle istituzioni, questo esecutivo ha conseguito grandi risultati, andrà avanti indipendentemente da chi ci sarà”: è stata la frase della settimana, pronunciata da Draghi nella conferenza di fine anno, quella che aspettavano i parlamentari e i partiti per capire le intenzioni, finora celate, dell’attuale premier.
Sono due gli interrogativi che attanagliano le forze politiche: Draghi vuole diventare Presidente della Repubblica? Qualora lo diventi, si andrà ad elezioni? La frase del premier è stata interpretata in maniera diversa dai vari esponenti politici, a me personalmente il messaggio è sembrato invece abbastanza chiaro. Draghi non ha escluso una sua candidatura e ha rassicurato i parlamentari, timorosi di non arrivare ai 4 anni e 6 mesi di legislatura necessari per maturare il diritto alla pensione: non si andrà ad elezioni anticipate in caso di una sua elezione, ma la legislatura arriverà al suo termine naturale.
La sensazione è che se l’attuale premier farà capire di volersi spostare da Palazzo Chigi al Quirinale, avrà davanti a sé un’autostrada. Non essere accontentato potrebbe spaccare la maggioranza e condurre il Paese ad elezioni anticipate. I grandi elettori (320 senatori, 630 deputati e 58 delegati regionali), a febbraio prossimo, difficilmente si opporrebbero alla sua volontà.
Sicuramente nelle prossime settimane ne sapremo di più. Anche la candidatura di Silvio Berlusconi è sempre più calda, mentre altri nomi papabili usciranno nelle prossime settimane.
Mi incuriosisce l’atteggiamento di Matteo Renzi, sempre decisivo nei momenti topici di questa legislatura, e anche nell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica non vuole essere da meno. Ha fatto nascere il primo governo Conte, giallo-verde, dopo avere rifiutato l’alleanza del Pd (di cui faceva parte) con il M5S, ha fatto nascere il secondo governo Conte, giallo-rosso, alleandosi col M5S (spiazzando la Lega, convinta di andare ad elezioni anticipate dopo la rottura con Conte), ha fatto nascere il governo Draghi sfilandosi dalla maggioranza che sosteneva il Conte bis.
In questi giorni il leader di Italia Viva si sta letteralmente divertendo a gelare il Pd, desideroso di avere voce in capitolo nell’elezione del Capo dello Stato. Renzi ha chiaramente affermato che il Pd non ha i numeri e se ne deve stare tranquillo. Ci vedo quasi dello scherno nei confronti del suo ex partito, come a voler dimostrare che nei dem dopo di lui è mancata la strategia politica.
A suo avviso sarà il centrodestra, invece, a dare le carte nella partita per il Quirinale, e lui sarà pronto a collaborare. In quest’ottica anche la candidatura di Berlusconi potrebbe essere favorita da un accordo Renzi-Centrodestra (con l’aiuto degli immancabili franchi tiratori terrorizzati da nuove elezioni), perché se è vero che Italia Viva ad oggi ha solo il 3-4%, è anche vero che gode di un discreto numero di parlamentari.
Non è mancata però, da parte del Matteo fiorentino, una frecciatina alle stesse forze politiche del centrodestra. A suo dire hanno i numeri per prendere l’iniziativa e proporre un nome, ma stanno peccando di mancanza di tattica politica, che non mancò al “suo” Pd, all’epoca dell’elezione di Sergio Mattarella, da lui scelto nonostante il numero dei suoi grandi elettori fosse inferiore a quello dell’attuale centrodestra.
Chi sarà il kingmaker (giocatore che in una partita manca di risorse sufficienti per vincere ma che con le sue azioni può decidere il vincitore tra gli avversari)? Ci aspetta una partita avvincente, in cui verrà messo in campo tutto il talento politico di ogni protagonista, e dopo la quale ci sarà un intero anno di vigilia elettorale in attesa delle elezioni politiche del 2023.
Ad oggi il favorito sembra Mario Draghi, che ha ampiamente mostrato le sue capacità in quest’anno di governo. Conosciuto il personaggio, credo che interpreterebbe il ruolo di Capo della Stato in maniera innovativa, con più attivismo rispetto ai predecessori. Potrebbe essere il preludio al presidenzialismo (o repubblica presidenziale), in cui il Presidente della Repubblica è eletto direttamente dai cittadini, presiede e dirige i Governi da lui nominati.
C’è qualcuno, infine, che si mostra timoroso per il cambio di condottiero al governo mentre è in corso la pandemia. Io personalmente mi sento di tranquillizzarlo, la scienza ha fatto ben capire come ci si muoverà in futuro (richiami ed eventuale obbligo vaccinale). Non si tratterebbe, dunque, del “maestro che se ne va mentre i tamburi annunciano temporali”.