
A 88 anni è morto lunedì scorso Papa Francesco, il Papa degli ultimi. In questi giorni centinaia di migliaia di persone si sono recate a San Pietro per l’ultimo saluto, mentre ieri si sono tenuti i funerali alla presenza di una folla enorme (400mila persone) e dei grandi della Terra.
Dopo le esequie la salma è stata portata alla chiesa di Santa Maria Maggiore per la tumulazione, e lì ad accogliere il feretro c’erano poveri, emarginati e migranti, proprio come Papa Francesco desiderava, appunto il Papa degli ultimi.
In settimana si è parlato e scritto tantissimo, con continui riferimenti al periodo storico che stiamo vivendo, potrei aggiungere poco altro. Preferisco però soffermarmi sulla Chiesa e non sui leader del mondo, non è il loro momento.
Papa Bergoglio è stato un pastore esemplare che durante il suo pontificato non si è risparmiato, introducendo riforme e cercando di rendere la Chiesa più misericordiosa e aperta alle periferie, agli emarginati e ai poveri. Lo abbiamo visto ovunque, in aereo a chiacchierare con i giornalisti, al G7 con i leader politici mondiali, in un negozio di ottica a comprare occhiali come una persona qualunque. Un Papa che pensava e andava oltre gli schemi.
Tuttavia non era solo un simpatico e semplice Papa “don Luigi”, era anche uno che all’interno della Chiesa si è fatto sentire eccome. Ha promosso una maggiore integrità all’interno della Chiesa attraverso la creazione di nuove strutture di controllo, lottando la corruzione e la pedofilia, ha reso più trasparenti le finanze del Vaticano riducendo gli sprechi e migliorando la gestione delle risorse economiche, ha migliorato la macchina amministrativa della Chiesa, ha semplificato il processo per la dichiarazione di nullità del matrimonio, ha mostrato maggiore apertura ai divorziati e ha promosso il dialogo tra diverse religioni.
In definitiva si è impegnato tanto all’interno della Chiesa, mentre al di fuori ha predicato misericordia e ha invitato tutti a prenderci cura dei bisognosi. Ha fatto quello che ha potuto. Sicuramente ha iniziato un percorso che deve essere continuato dai suoi successori, perché l’obiettivo adesso, a mio avviso, deve essere quello di avvicinare la gente alla Chiesa. I dati in questo senso sono negativi e inesorabili.
Negli ultimi 10 anni il numero dei contribuenti che hanno firmato per dare l’Otto per mille alla Conferenza Episcopale è sceso dal 37 al 27%, i matrimoni religiosi sono diminuiti dal 57 al 41%, mentre gli italiani che dichiarano di essere andati a messa almeno una volta a settimana sono scesi dal 31 al 18%. In sostanza si tratta di numeri che certificano il distacco degli italiani dalla Chiesa cattolica e che richiedono un importante inversione di tendenza.
Il Papa ha iniziato l’opera di rinnovamento partendo dall’interno, ora bisogna lavorare fuori. Serve una riforma radicale che possa aiutare la Chiesa a essere più vicina alle esigenze dei fedeli, soprattutto dei più giovani, che sono quasi completamente scollati dalla realtà ecclesiastica.
Personalmente partirei dagli oratori come luoghi di aggregazione per attirare il mondo giovanile. Vanno resi più accoglienti e coinvolgenti, dei luoghi dove si possa crescere, essere ascoltati e parlare di tutto, sempre alla luce dei valori cristiani. Oltre a rafforzare gli oratori punterei alla creazione di spazi di confronto, all’organizzazione di eventi culturali e sociali, a iniziative di volontariato.
Servono preti giovani (il parroco a mio parere non dovrebbe avere più di 55 anni), che lavorino in prima linea, lasciando ai veterani funzioni più da dietro le quinte. A questo proposito significativo è il messaggio che Papa Francesco ha lasciato al clero di Roma: “vi chiedo di essere pastori con l’odore delle pecore, pastori in mezzo al proprio gregge”.
Infine cito l’utilizzo dei mezzi di comunicazione moderni, come i social media, che andrebbero usati anche dalla Chiesa al fine di raggiungere un pubblico più ampio e più giovanile.
In definitiva le parole d’ordine per un rinnovamento della Chiesa cattolica e un maggiore avvicinamento della gente ai valori cristiani dovranno essere essenzialmente due: coinvolgimento e modernità.