Sono stati superati i quattro mesi di conflitto in Ucraina. I russi hanno ricominciato ad attaccare la capitale. In diverse città sono stati colpiti un centro commerciale, delle zone residenziali e un intero condominio, con centinaia di morti innocenti.
La guerra, tuttavia, non occupa più le prime pagine dei giornali, e il numero delle vittime comincia a diventare un mero conteggio che disumanizza i morti stessi.
Quanto durerà ancora la guerra? La settimana appena trascorsa avrebbe potuto dare una risposta all’opinione pubblica, essendosi tenuti due importanti vertici internazionali: il G7 in Germania e il vertice Nato a Madrid.
Sostanzialmente il messaggio emerso dagli incontri è la ferma condanna dell’aggressione russa contro l’Ucraina, l’impegno a offrire altro supporto militare a Kiev e a continuare sulla strada delle sanzioni. La Nato rafforzerà il suo fianco Est, spostando soldati e armi pesanti ai confini di Russia e Bielorussia. Il contributo maggiore lo daranno gli Stati Uniti, consolidando cosi la leadership sull’intero Occidente.
Biden ha parlato da leader e, dopo il summit di Madrid, il progetto di una difesa europea comune sembra ancora più difficile da realizzare. Ho sempre sostenuto la necessità di un esercito europeo comune, ma l’impressione è che i Paesi europei si muoveranno ancora per un bel po’ secondo i dettami di un’Alleanza Atlantica che ha un suo capo: l’America.
Tornando al vertice Nato, il mondo si aspettava qualche delucidazione sulla strategia e gli obiettivi perseguiti dall’Alleanza. Invece il nulla. Alla domanda circa i rincari delle materie prime, Biden ha tagliato corto: “sosterremo gli ucraini fino a quando sarà necessario”. Altri giornalisti hanno chiesto fino a quando gli Usa forniranno armi all’Ucraina: “fino alla sconfitta di Putin”.
Che risposte sono? I leader del mondo si riuniscono e non lasciano trapelare nulla. Ci può stare, però bisogna pur chiedersi fino a quando le democrazie transatlantiche saranno in grado di reggere i costi del conflitto.
L’inflazione continua a salire in Europa (8.6%) e in Italia, dove è arrivata all’8%, mai così alta dal 1986. Si registrano aumenti dei prezzi per quasi tutti i beni, dall’energia elettrica agli alimentari, dai carburanti agli spostamenti. Costa di più andare ai ristoranti, ai musei, al cinema. Anche fare una vacanza è diventato quasi un lusso: rincari per i pedaggi autostradali, voli aerei, traghetti e stabilimenti balneari. Non mancano gli effetti sui mutui, con tassi in netta salita. In sintesi: disastro economico.
Sta pagando la strategia Nato? Putin si sta dimostrando un cinico, voglioso di dimostrare che le sanzioni stanno avendo, come un boomerang, ripercussioni negative soprattutto sui Paesi europei guidati dall’America, suo nemico storico. La fornitura di armi agli ucraini, inoltre, sta avendo il solo risultato, per ora, di aumentare i morti sul campo.
In definitiva la Russia va avanti, quasi spietata, aspettando che l’America faccia una figuraccia davanti a tutto il mondo, sia dal punto di vista strategico (sanzioni) che militare (fornitura di armi). Putin è convinto che la Nato, minacciata dalle armi nucleari russe, non parteciperà al conflitto in maniera diretta, per cui è pronto a fare durare la guerra per mesi. A suo avviso saranno gli occidentali a cedere. Da questo punto di vista non sono tranquillizzanti le parole del ministro della Transizione ecologica Cingolani: “se Mosca chiude il gas sarà un inverno difficile”.
A lungo andare, dunque, il conflitto potrebbe fare più male alle economie europee che a quella russa, e l’epilogo potrebbe essere quello di fare delle “concessioni” a Putin piuttosto che fare passare il messaggio che il leader russo abbia vinto su tutti i fronti. Sarebbe comunque una sconfitta, per i morti sul campo e per i sacrifici fatti dagli occidentali. E ci chiederemmo tutti perché si sia aspettato tanto tempo per fare delle concessioni e mettere la parola fine alla guerra.
A me personalmente, invece, piace pensare che l’Occidente abbia un piano ben preciso, vincente. Per ora, però, il cinismo di Putin è qualcosa che mai ci saremmo sognati di vivere.