A fine luglio l’INPS ha comunicato tramite sms a molti dei percettori del Reddito di cittadinanza che dal primo agosto non avrebbero più ricevuto il sussidio. Lo stop all’assegno riguarda molte famiglie che non hanno più i requisiti.
Secondo le nuove regole, infatti, in vigore dall’1 agosto 2023, continueranno a percepire il reddito di cittadinanza soltanto i nuclei familiari con un disabile, un minore o un componente over 60.
In realtà il sussidio per questi ultimi nuclei familiari si chiamerà, dall’1 gennaio 2024, assegno di inclusione, sarà sostanzialmente simile all’attuale reddito di cittadinanza, avrà un importo massimo di 500€/mese (a cui si possono aggiungere 280€ per l’affitto) e sarà erogato per un massimo di 18 mesi con possibilità di rinnovo per periodi successivi di 12 mesi.
Cambierà parecchio, invece, il sussidio per le famiglie con persone considerate occupabili, adatte al lavoro, con età compresa tra 18 e i 59 anni, senza minori o disabili a carico. Inizialmente c’è la presa in carico da parte dei servizi sociali dei Comuni (a particolari condizioni), con possibilità di continuare a percepire il Rdc fino a fine anno, poi dal primo gennaio 2024 ci sarà il “sostegno alla formazione e al lavoro”. Si tratta di un’indennità riconosciuta a coloro che parteciperanno a corsi di formazione o altri progetti di inserimento al lavoro, a cui ci si iscrive tramite apposita piattaforma ai centri per l’impiego regionali. L’assegno sarà di 350€/mese per tutta la durata dei corsi, per un massimo di 12 mesi e senza possibilità di rinnovo.
La modalità con cui è stato annunciata la sospensione del reddito di cittadinanza ha fatto molto discutere. Personalmente la comunicazione via sms la trovo di una freddezza inaudita. Non si può annunciare ad una persona che dopo 3 giorni gli cambierà la vita dal punto di vista economico senza prima prepararlo adeguatamente e comunicargli per filo e per segno come gestire il post Rdc. Non è giusto. È vero che la riforma del sussidio è contenuta nella legge di bilancio 2023 approvata a fine anno scorso, ma i cittadini, soprattutto i meno abbienti, vanno informati di più.
Mi meraviglia invece lo stupore di esponenti politici e sindaci che hanno parlato di “bomba sociale pronta a esplodere”, rischiando di favorire proteste e disordini sociali. Non ne erano a conoscenza? Perché questo stupore? Lo stesso Pd sbaglia a criticare la riforma, perché quando il reddito di cittadinanza divenne legge fu molto criticato da molti suoi esponenti, a cominciare dall’allora segretario Nicola Zingaretti. Il M5S, dal cui cilindro è uscito il reddito di cittadinanza, protesta a mio avviso in maniera esagerata. Era chiaro fin dall’introduzione del sussidio, con il primo governo Conte, che si trattava di una misura a termine e non di un assegno da erogare a vita. Serviva comunque una riforma.
Ripeto: la comunicazione poteva essere migliore, così come la chiarezza su ciò che sarebbe successo dopo il primo agosto: comuni, servizi sociali, piattaforme ecc., andava tutto spiegato bene e messo a punto prima, onde evitare errori e truffe. Ma lo stupore non è del tutto accettabile.
La domanda che tutti si pongono dopo 4 anni di Reddito di cittadinanza è se il sussidio abbia funzionato o meno. Era nato con due obiettivi: contrastare la povertà e favorire l’occupazione di chi lo percepiva. Il primo obiettivo è stato in parte raggiunto, se regali dei soldi a chi non ne ha sicuramente ci saranno meno persone povere, è un fatto matematico.
Ha completamente fallito come efficacia nell’inserimento dei beneficiari nel mercato del lavoro. Il potenziamento delle politiche attive sul lavoro non c’è stato, e la storia dei navigator è stata una delle pagine più disastrose della storia lavorativa italiana. La poca differenza tra gli stipendi in Italia e l’ammontare del sussidio (relativamente alto rispetto agli stipendi) ha favorito in molti casi il lavoro nero e costituito un disincentivo alla ricerca del lavoro.
Infine sono da considerare le frodi, numerose. Un giorno un esponente grillino obiettò: “esistono anche i falsi invalidi, cosa facciamo? Aboliamo le pensioni di invalidità?”. È vero, le ingiustizie sono ovunque, però credo che il numero di truffe sia non paragonabile e che ci sia una differenza di fondo sia nell’assegnazione del beneficio che nei controlli.
In definitiva una revisione (non c’è stata una vera e propria abolizione) del reddito di cittadinanza andava fatta, fermo restando che i bisognosi vadano aiutati e che siano necessarie politiche attive per il lavoro che creino occupazione.
Concludo con una frase di uno dei personaggi italiani più apprezzati e colti del nostro secolo, deceduto un anno fa, Piero Angela: “per ognuno che percepisce un reddito che non produce, c’è chi produce un reddito che non percepisce”.