Dall’inizio dell’anno ad oggi sono oltre 110 mila gli arrivi di migranti in Italia, più che raddoppiati rispetto all’anno scorso (quando gli arrivi furono poco più di 60 mila in tutto l’anno).
L’agenzia per il controllo delle frontiere (Frontex) fa sapere che in Europa gli arrivi di quest’anno (soprattutto dalla Tunisia e al secondo posto dalla Libia) sono circa 177 mila, da cui si capisce come il vero impatto della crisi ricada tutto sull’Italia per la sua posizione nel Mediterraneo. Dal primo giugno viaggiamo ad una media di 700 arrivi al giorno. La stessa Agenzia prevede la persistenza della pressione migratoria anche nei prossimi mesi con i trafficanti che offrono prezzi sempre più bassi a causa della forte competizione tra gruppi criminali.
Intanto in Italia il tema migranti e i criteri di distribuzione hanno scatenato le proteste delle Regioni che definiscono ormai insopportabile la situazione, e soprattutto hanno portato allo scontro tra il Viminale e i sindaci (sia di destra che di sinistra) che contestano la strategia sui territori. A loro avviso tocca allo Stato prendersi cura della primissima accoglienza, mentre i Comuni dovrebbero intervenire in via temporanea senza oneri a proprio carico, con un ruolo essenzialmente ausiliario.
L’attenzione dei sindaci è anche rivolta ai minori non accompagnati il cui arrivo nelle ultime settimane è aumentato notevolmente. Si tratta di minorenni che non hanno adulti di riferimento la cui gestione risulta difficoltosa per la necessità di strutture dedicate, e dispendiosa per i servizi che per legge devono essere a loro destinati.
Il governo è al lavoro per arginare l’ondata anomala degli sbarchi: entro settembre verrà varato il nuovo decreto Sicurezza che punterà alla velocizzazione delle procedure per i rimpatri, all’incremento dei Cpr (centri di permanenza rimpatri) e a maggiori verifiche sull’età dei minori (con metodi scientifici). È stato inoltre istituito un Comitato interministeriale che fungerà da cabina di regia per la gestione del fenomeno migratorio.
Dunque, nonostante i vertici internazionali, il varo di decreti e gli incontri bilaterali con i leader africani, stiamo assistendo ad un ritmo serrato degli arrivi, che mette a dura prova tutte le misure predisposte per l’accoglienza e lo smistamento degli immigrati.
Siamo a numeri record, e c’entra poco il governo del momento. Quando il vicepremier Salvini era ministro dell’Interno sottolineava a più riprese il fatto che in quel periodo gli sbarchi erano ai minimi storici, volendo quasi trovare una correlazione tra il tipo di governo e il numero di sbarchi. La tesi si è dimostrata infondata, perché adesso al governo c’è una maggioranza di destra e si ha l’esatto opposto in termini di sbarchi. Non c’era correlazione col governo all’epoca, non c’è correlazione adesso. Semplicemente il fenomeno procede in base alla stagione (più sbarchi in estate) e alla situazione geopolitica del posto di origine.
Torniamo alla soluzione. In campagna elettorale il partito dell’attuale premier vedeva nel blocco navale la soluzione di tutti i mali (operazione militare per impedire con la forza l’entrata o l’uscita di qualsiasi nave da uno o più porti). Come mai non se ne parla piu? Semplicemente perché non è fattibile, in quanto viola il diritto internazionale. L’articolo 42 della Carta dell’Onu stabilisce che il blocco navale possa essere attivato solo nei casi di legittima difesa, e cioè in caso di aggressione o guerra. L’immigrazione non rientra in questi casi, per cui il blocco sarebbe illegale. Così come la chiusura dei porti, che viola i diritti umani e va contro la salute pubblica.
In definitiva la soluzione “fai da te” è difficile, se non impossibile, bisogna agire in sinergia con altri paesi che puntualmente promettono e non mantengono. Il premier Meloni ha sentito l’omologo tunisino in merito ai flussi migratori, trovando molta disponibilità a collaborare. In Tunisia le forze dell’ordine hanno fermato da inizio anno circa 50 mila persone intenzionate a partire, e sequestrato circa 2 mila imbarcazioni destinate al trasporto illegale dei migranti. Loro ci mettono il loro, perché noi europei non mandiamo i nostri militari nei loro territori, aiutandoli a casa loro? Mistero.
Tuttavia se la situazione continua così senza sosta, bisogna comunque intervenire, magari ricorrendo al gesto eclatante, come fece nell’agosto 2019 l’allora titolare del Viminale Matteo Salvini, che, agendo in sicurezza, impedì per giorni lo sbarco di migranti (è ancora pendente il procedimento penale a Palermo per sequestro di persona).
Ad esempio si potrebbe soccorrere un’imbarcazione, garantire la sicurezza a bordo, scortarla, e accompagnarla al porto europeo più vicino. Non è il massimo, ma bisogna pur fare partire una scossa. In questo momento noi italiani viviamo il problema come poche volte in passato. In Europa nessuno ne parla. Serve il gesto eclatante, uno scossone, per risvegliare una mente europea un po’ (volutamente) troppo assopita.