Record di arrivi di immigrati sulle nostre coste in questa prima settimana di gennaio, gli sbarchi sono quasi 2500.
Personalmente trovo irritante la posizione della Svezia che, pochi giorni dopo avere assunto la presidenza di turno dell’Unione Europea (dall’1 gennaio), ha affermato che farà di tutto per evitare l’approvazione del “patto sui migranti” annunciato dalla Commissione europea nel settembre 2020 su sollecitazione dell’Italia e della Francia e che dovrebbe risolvere le storture del Trattato di Dublino e le fallimentari politiche di accoglienza europee.
Una posizione che gela il nostro Paese, che dovrà fare i conti anche con la mobilitazione delle Ong contro il decreto immigrazione del governo Meloni in vigore dal 3 gennaio.
Si tratta di un decreto che rappresenta una vera e propria stretta per le organizzazioni che si occupano di soccorso in mare, con obbligo di effettuare soltanto un’operazione di salvataggio (stop ai soccorsi multipli), divieto di trasbordo di persone da un’imbarcazione all’altra, un primo screening dei richiedenti asilo a bordo delle navi (responsabilizzando le Ong) e un maggiore coordinamento con le autorità italiane. Il mancato rispetto del codice di condotta comporterà prima una sanzione amministrativa, poi il blocco della nave per venti giorni e infine la confisca.
Le Ong non ci stanno perché a loro dire si tratterebbe di un decreto che ridurrebbe la capacità di soccorso, e sperano in un intervento da parte dell’Ue che almeno per ora non arriva.
Una speranza simile la nutre anche l’Italia, che auspica una reazione dell’Europa alle dichiarazioni della Svezia circa il “no” al patto sui migranti. Il Paese scandinavo, più grande dell’Italia come estensione ma abitato da appena 10 milioni di persone (meno della Lombardia), punta palesemente a ridurre la propria quota di rifugiati (per il meccanismo di solidarietà). Nel 2020 l’Italia si è sobbarcata oltre 100mila irregolari, contro i 900 della Svezia. Dov’è il buon senso?
L’Europa per ora non si esprime, come al solito. Viene tutto rimandato al vertice straordinario europeo che si terrà a Bruxelles il 9-10 febbraio e che si occuperà di immigrazione. L’Italia è speranzosa ancora una volta. Tuttavia se dall’Europa non arriveranno segnali concreti dovremo fare da soli, stringendo accordi con i Paesi d’origine dove potrebbero essere creati degli hotspot per una prima selezione degli aventi diritto. Certamente servono soldi e coraggio.
Ancora più ambizioso e utile sarebbe, a mio avviso, una sorta piano Marshall (il gigantesco piano di finanziamento lanciato dagli USA a favore dei paesi europei dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale al fine di sostenerne la ricostruzione) per l’Africa. Miglioriamo l’economia locale e diamo un’alternativa.
Vedremo se, anche stavolta, la perenne incompiuta Unione Europa ci sorprenderà in negativo, mostrandosi come un’anarchia di Stati incapaci di decidere insieme.