Monkeypox o Vaiolo delle scimmie è una malattia infettiva zoonotica (si trasmetta dagli animali agli uomini) causata dal virus MPXV (Monkeypox virus), della stessa famiglia del vaiolo dal quale si differenzia per la minore trasmissibilità interumana e gravità.
Il vaiolo fu una malattia dichiarata eradicata dall’OMS nel 1979 dopo una massiccia campagna di vaccinazione durata 20 anni. Colpì circa 15 milioni di persone portandone a morte circa 2 milioni.
Il vaiolo delle scimmie, invece, è una malattia più lieve il cui nome deriva dalla prima identificazione del virus, avvenuta nel 1958 in una scimmia (il virus infetta anche altri animali, specialmente roditori come scoiattoli e ratti). Il primo caso di infezione umana risale al 1970, in Congo. Da allora la malattia è rimasta circoscritta in Africa, con alcuni migliaia di casi umani all’anno, soprattutto in Africa centrale e occidentale.
Da qualche giorno il vaiolo delle scimmie ha messo in allerta gli scienziati di tutto il mondo perché sono stati segnalati più di 550 casi umani confermati o sospetti della malattia al di fuori dell’Africa, dove l’infezione è endemica. In poche settimane è stato superato il numero totale di casi rilevato al di fuori dell’Africa dal 1970 ad oggi. L’Europa rappresenta l’epicentro dell’epidemia. In Italia il primo contagio risale al 20 maggio, e oggi siamo arrivati a circa 20 casi.
Fortunatamente dal sequenziamento del genoma virale estratto dalla persone infettate si è visto che il ceppo virale assomiglia molto a quello del vaiolo delle scimmie trovato nell’Africa occidentale (letalità inferiore all’1%), meno letale rispetto a quello rilevato nell’Africa centrale (mortalità fino al 10%).
Il virus Monkeypox si diffonde attraverso un contatto diretto con i fluidi corporei di una persona infetta, con una lesione cutanea aperta o con oggetti contaminati, o attraverso i rapporti sessuali.
Clinicamente la malattia si manifesta con sintomi tipici delle infezioni virali: febbre, mal di testa, spossatezza, dolori muscolari e ingrossamento dei linfonodi. Ci sono poi lesioni tipiche, distintive: vescicole e pustole, piene di liquido, su viso, mani e piedi, a volte pruriginose, che portano successivamente alla formazione di croste. Si tratta tuttavia di sintomi lievi che regrediscono in alcune settimane senza necessità di un trattamento specifico se non quello per ridurre i sintomi.
La diagnosi, oltre che clinica (lesioni tipiche), viene fatta attraverso un tampone eseguito sul liquido contenuto in una vescicola.
In definitiva possiamo dire con certezza che non c’è da preoccuparsi particolarmente. Siamo appena usciti da una pandemia ed è quasi normale allarmarsi. Il vaiolo delle scimmie è però significativamente diverso dal Covid19, non si trasmette con la stessa facilità da persona a persona e si manifesta con sintomi lievi.
La persona infetta deve rimanere isolata con mascherina chirurgica e lesioni cutanee coperte fino alla caduta delle croste, mentre i contatti stretti non devono essere isolati se asintomatici (a differenza del Covid19 una persona è contagiosa solo se sintomatica).
Inoltre, essendo il virus correlato a quello del vaiolo, sono già a disposizione dei vaccini utili a rallentarne la diffusione. La vaccinazione contro il vaiolo era obbligatoria ed è stata abolita nel 1981 (la popolazione sopra i 40 anni è quasi tutta vaccinata). Offre una buona protezione, con un’efficacia di circa l’85%.
Non siamo, dunque, in una situazione di emergenza sanitaria. Da questo momento in poi diventa però fondamentale individuare e isolare i nuovi casi, ed eseguire un rigoroso tracciamento dei contatti, che non vanno isolati ma monitorati. A causa della pandemia dovremmo essere diventati esperti in questo tipo di gestione della malattia.
Infine serve una comunicazione chiara e univoca. Non va fatto allarmismo, ma è sbagliato anche sottovalutare. In entrambi i casi si perderebbe tanto da tutti i punti di vista, in primis economico, e non possiamo più permettercelo. Non sono ammessi errori, quindi, né in un senso né nell’altro.