Mentre ci siamo godute le vacanze in Ucraina si è combattuto per tutta l’estate. La novità di questi primi 920 di guerra è che i combattimenti, i morti e la cattura degli ostaggi sono avvenuti anche in territorio russo.
I primi di agosto l’Ucraina ha infatti iniziato un’offensiva in Russia, con la conquista e il controllo di oltre 1200 km quadrati di territorio nemico. La Russia ha replicato a distanze di 3 settimane con droni e missili lanciati su quasi tutta l’Ucraina. La volontà russa è quella di colpire le strutture energetiche (colpita anche la centrale idroelettrica di Kiev) in modo da fare passare ai nemici un inverno gelido.
Il presidente ucraino Zelensky però non si è lasciato intimorire e tira dritto, chiedendo espressamente ai Paesi occidentali di rimuovere le restrizioni all’utilizzo delle armi a lungo raggio (statunitensi, britannici e tedeschi), in modo da colpire il territorio russo ancora più in profondità. Le armi in questione sono missili con una gittata fino a 500 km, come i Tauros tedeschi, con gittata inferiore a quella dei droni (1000 km) ma più veloci, più precisi, più difficili da intercettare e con possibilità di carichi maggiori.
La richiesta ha diviso i Paesi occidentali, con Francia, Regno Unito, Olanda e Polonia a favore dell’eliminazione dei limiti, mentre sono contrari USA, Italia, Germania e Ungheria. Il segretario NATO Stoltenberg si è limitato a dire che bisogna intensificare gli aiuti, mentre più chiaro e favorevole si è mostrato l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera e di sicurezza Borrell (in sostanza il capo della diplomazia Ue): “l’Ucraina deve potere utilizzare le armi in pieno, altrimenti sono inutili”.
Le parole hanno scatenato la reazione del nostro ministro degli Esteri Tajani, che ha respinto la proposta per il rischio escalation. Borrell ha controreplicato dicendo che ogni Stato membro ha diritto di scegliere autonomamente e che secondo il diritto internazionale uno Stato può reagire attaccando i luoghi da cui viene attaccato.
I nodi, dunque, stanno venendo al pettine. Si sapeva che prima o poi si arrivava a questo punto. Proviamo a metterci nei panni degli ucraini: voi mi date le armi per difendermi e nel frattempo mi faccio uccidere ad oltranza?
Zelensky adesso chiede di più, dicendo di avere un piano per battere Putin, e lasciando intendere che sia fondamentale in questo momento prendere l’iniziativa e attaccare, da qui l’incursione a sorpresa nel territorio russo di tre settimane fa. Per il presidente ucraino solo se attaccato Putin potrebbe essere indotto ad accettare i negoziati con esiti non per forza favorevoli per lui.
Finora è stato facile per i Paesi occidentali essere d’accordo sulla fornitura di armi all’Ucraina, Putin non ha battuto ciglio ed è andato avanti per la sua strada attaccando solo l’Ucraina. Adesso arriva il difficile, approvare nuove politiche a sostegno dell’Ucraina potrebbe portare ad un’escalation, inutile negarlo, ha ragione il nostro ministro Tajani.
Tuttavia una decisione bisogna pur prenderla, anche se la sensazione è che si stiano aspettando gli esiti delle presidenziali americane. Ancora una volta, con un’Europa disunita e senza un proprio esercito, la decisone spetterà a chi è militarmente più forte.