
La premier Giorgia Meloni, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il ministro della Giustizia Carlo Nordio sono indagati per favoreggiamento e peculato per la liberazione di Osama Almasry, capo della polizia giudiziaria libica.
Almasry era sto arrestato a Torino il 18 gennaio scorso su mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale, il principale tribunale per i crimini di guerra e contro l’umanità. Tre giorni dopo il capo libico, accusato di omicidi, torture e stupri, è stato scarcerato dalla Corte d’appello di Roma, senza che la Corte penale fosse stata prima avvertita.
L’arresto non è stato convalidato perché mancava il riscontro del ministro della Giustizia che andava avvisato e così non è stato. A questo punto il governo ha disposto il rimpatrio immediato di Almasry in Libia con un volo di Stato (da qui l’accusa di peculato).
La vicenda rappresenta un caso politico, con la Corte penale internazionale che si lamenta, tramite un comunicato, della liberazione di Almasry, con l’esposto dell’avvocato Li Gotti che ha portato poi all’indagine, con le opposizioni che accusano il governo di non aver saputo gestire il caso e con il governo che considera l’indagine un attacco politico e che difende la decisione di averlo espulso rapidamente perché persona ritenuta pericolosa e per motivi di sicurezza dello Stato.
Siamo difronte all’ennesimo e stucchevole momento di conflitto tra poteri dello Stato, che francamente sta stancando i cittadini, anche se la storia di Almasry finirà probabilmente con un nulla di fatto, essendo la decisione finale di natura politica.
Trattandosi infatti del presidente del Consiglio e di ministri, e di presunti reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, la procura della Repubblica invierà gli atti al tribunale dei ministri (composto da tre magistrati sorteggiati ogni due anni e presente in ogni distretto di Corte d’appello), che può archiviare l’indagine o rimandare gli atti alla stessa procura, che a sua volta dovrà chiedere al Parlamento l’autorizzazione a procedere contro le persone indagate. Il Parlamento potrà negare l’autorizzazione se ritiene che le stesse persone indagate abbiano agito per interesse nazionale. Visti i numeri in Parlamento l’epilogo è dunque abbastanza prevedibile.
Restano gli errori commessi da tanti protagonisti e tanti dubbi. Perché non c’è stata una comunicazione veloce tra i giudici e il ministro in modo da convalidare l’arresto? Perché tanta fretta nel rimpatriarlo? Così si dà adito alla teoria secondo cui si è dovuto rispondere alle pressioni delle milizie libiche con cui il governo potrebbe avere buoni rapporti ai fini del fenomeno migratorio. Magari non è così, però serve chiarezza.
Poi c’è l’eterna guerra tra politica e magistratura che rende ogni fatto difficile da leggere. Perché si è parlato di atto dovuto quando invece è stato dimostrato che esiste una certa discrezionalità? Le procure possono tranquillamente decidere di non dare seguito, non trasmettendo gli atti al tribunale dei ministri, alle tante denunce che ricevono i ministri, il premier o altri parlamentari (come successo durante il Covid).
Il caso Almasry era così clamoroso da fare partire un’indagine in mondovisione senza possibilità di chiarirsi in Parlamento come sarebbe stato giusto? Sono questi episodi che alimentano dubbi e disorientano i cittadini, che hanno difficoltà a capire la verità, con notizie diverse a seconda della testata giornalistica che si legge. Stampa e giudici si stanno sostituendo all’opposizione politica che si fa in Parlamento, forse mai così inefficace come in questo momento storico.
Tuttavia la premier Giorgia Meloni e il suo partito continuano a crescere nei consensi, fatto inedito per essere a metà legislatura quando di solito la luna di miele è già svanita da un pezzo. A sinistra bisognerebbe porsi delle domande: è la strada giusta? Vanno cambiati i leader? Servono idee, non riferimenti ad un fantomatico ritorno del fascismo, o un’esaltazione continua di ideologie da strapazzo (che spesso mettono addirittura in dubbio il lavoro delle forze dell’ordine). Chi se ne frega? La gente cerca concretezza e fatti.
Non è un caso se in America vince la destra, se in Italia la destra vola, se in Francia, Inghilterra e Germania le sinistre arrancano. Anche in Belgio c’è appena stata l’affermazione di un governo di destra. Cosa fanno le sinistre? Parlano di ideologie, di paure e di streghe. Ripeto, chi se ne frega…