Arrivano i primi provvedimenti del governo Meloni che mostrano la volontà di dare segnali netti di inversione di tendenza rispetto al passato.
È stato varato un decreto anti raduni illegali (anti rave party) con carcere fino a 6 anni per gli organizzatori e multa fino a 10 mila euro, e contestazione ai partecipanti del reato di “invasione di terreni o edifici con pericolo per l’incolumità pubblica e l’ordine pubblico”. È stato inoltre approvato un nuovo decreto sul contrasto al Covid-19 che ha fatto tanto discutere.
Se sul primo decreto sono sostanzialmente d’accordo, lo sono un po’ meno, soprattutto per le modalità, sul secondo.
Per i rave ritengo che a differenza di ciò che succede all’estero (i rave sono legali ma vanno dichiarati prima e serve l’ok dei sindaci) in Italia non si possa assolutamente continuare con la totale assenza di una normativa efficace. La legge a mio avviso andrebbe dettagliata meglio, per il rischio di poter essere usata in altre situazioni (manifestazioni ecc.), tuttavia qualcosa andava fatta, ed è grave che non ci abbiano pensato prima i governi precedenti.
Il decreto antiCovid, invece, sancisce lo stop all’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari dall’1 novembre, con due mesi di anticipo rispetto alla scadenza prevista dal precedente decreto. Inoltre gli operatori sanitari sospesi per non essersi vaccinati sono richiamati in servizio con le direzioni sanitarie che decideranno il modo migliore per impiegarli. Salta, per ora, la sospensione delle multe ai cittadini che non hanno ottemperato all’obbligo della vaccinazione antiCovid.
Il decreto ha ricevuto molte critiche, con alcune regioni dichiaratamente contrarie. La Regione Puglia ha comunicato di mantenere l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari, mentre la Regione Campania ha precisato che i medici non vaccinati non staranno a contatto con i pazienti.
A far discutere è stato soprattutto il reintegro anticipato dei medici non vaccinati, col governo che lo ha giustificato come misura adatta a contrastare la grave carenza di medici che si registra su tutto il territorio nazionale.
A mio avviso la situazione epidemiologica della pandemia è notevolmente cambiata, tale da consentire un ritorno alla normalità. Però credo non dovevano essere questi i modi. Perché riammettere in anticipo negli ospedali i medici contrari alla vaccinazione quando la scadenza naturale era fissata a fine anno, quindi tra poche settimane?
Si è trattato palesemente di un intervento di bandiera, ideologico, identitario, fatto per un numero irrisorio di medici che sicuramente non risolverà il problema della carenza di personale. Il reintegro riguarda infatti poco meno di duemila medici, dei quali lavorano in ospedale circa 500. Considerato che a molti di loro non sarà consentito di lavorare in determinati reparti (a contatto con i più fragili), risolveranno il problema delle liste d’attesa? Non credo proprio.
Il provvedimento, inoltre, ha creato malcontento soprattutto tra i medici che in questi mesi hanno scelto di fare più dosi, sobbarcandosi carichi di lavoro superiori a causa dei vuoti lasciati dai medici non vaccinati. I camici bianchi vaccinati sono il 99.3 %, perché sbattergli in faccia questo provvedimento?
Va bene volere mostrare una discontinuità con il passato, ma il rischio non deve essere quello di strizzare l’occhio a una piccola minoranza di scettici, facendo insinuare dubbi sulla validità della vaccinazione, anche perché la stragrande maggioranza dei cittadini (95%) si è vaccinata credendo nella scienza e nel valore dei vaccini.
Infine se c’è una legge, e milioni di persone l’hanno rispettata, modificarla in corso, quando il termine di scadenza dell’obbligo vaccinale per i medici era ormai alla fine, può solo far gioire coloro che, non rispettando le leggi, sperano sempre nelle amnistie o nei condoni.
Concludo con la carenza di personale medico. Il problema di fondo è che c’è una vera e propria fuga di camici bianchi, attraverso un pensionamento anticipato o un esodo verso il privato. Servono interventi strutturali, non certamente integrare quattro medici che non hanno seguito i dettami della scienza.
Bisogna rendere più attrattivo il Servizio Sanitario Nazionale, servono più risorse e più investimenti nelle strutture, oltre che una remunerazione adeguata e orari meno disumani. Non a caso quasi 1 giovane medico su 3 si dice pentito della propria scelta lavorativa.
Il governo deve al più presto lavorare sul SSN, che attualmente scontenta anche i cittadini, costretti anche loro, come i medici, a rivolgersi al settore privato. E sono dolori, in tutti i sensi.