Altra bufera politica-giudiziaria, stavolta in Liguria. I protagonisti sono sempre gli stessi, imprenditori e politici, e non cambia neanche il reato: corruzione.
Io imprenditore ti do dei soldi o ti faccio avere tanti voti, tu politico mi favorisci nelle mie attività imprenditoriali, per cui avrò tanti soldi anche io. Alla fine paga lo Stato, e quindi in ultimissimo step i cittadini. Amen.
Un’inchiesta delle procure di Genova e di La Spezia, iniziata 4 anni fa, ha portato agli arresti domiciliari Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria. Custodia cautelare in carcere per Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’autorità portuale che gestisce il porto di Genova e attuale amministratore delegato di Iren (importante società multiservizi), e arresti domiciliari per Aldo Spinelli, ex patron delle squadre di calcio Genoa e Livorno, attualmente capo di un importante gruppo della logistica che opera nei porti.
In sostanza secondo la procura Toti avrebbe ricevuto tangenti sotto forma di finanziamenti elettorali in cambio di favori, in particolare la concessione di spazi portuali all’azienda di Aldo Spinelli, che per ottenere questi favori avrebbe pagato anche Signorini con soggiorni in hotel di lusso, fiches per giocare al casinò e gioielli.
Toti, inoltre, avrebbe aiutato un imprenditore dei rifiuti, Pietro Colucci: finanziamento al partito in cambio di autorizzazioni in materia di gestione delle discariche.
Coinvolto, infine, anche il capo di gabinetto di Toti, Matteo Cozzani, che avrebbe accettato finanziamenti da un consigliere di amministrazione di Esselunga in cambio dello sblocco di pratiche per l’apertura di nuovi punti vendita, e che avrebbe agevolato l’attività del clan mafioso dei Cammarata in cambio di voti per il presidente. Nelle case delle persone coinvolte sono stati ritrovati soldi in contanti per un totale di 570 mila euro.
Che dire? Siamo stanchi di questo scempio che da alcuni mesi va in onda da Nord a Sud con 7-8 inchieste giudiziarie in tutta Italia. Dopo la Puglia, il Piemonte e la Sicilia, la corruzione politica investe anche la Liguria, mente i politici dibattono sulla magistratura ad orologeria, mostrandosi garantisti a corrente alternata a seconda dello schieramento politico degli indagati.
Tuttavia anche la storia della giustizia che interviene in coincidenza degli appuntamenti elettorali ha stancato. Innanzitutto in Italia si vota spesso, per cui ogni volta che viene fuori qualche inchiesta giudiziaria potremmo parlare di orologeria. Inoltre ad essere coinvolti in queste schifezze sono gli schieramenti di ogni tendenza politica: destra, sinistra e centro. Contro chi si starebbe accanendo la magistratura?
La verità è che la corruzione dilaga, da sempre. A volte si tratta di soldi (come nell’epoca di Mani Pulite), altre volte di utilità diverse, come vacanze pagate, gioielli, posti di lavoro, o addirittura il pagamento di matrimoni di familiari. Siamo al delirio, con spruzzate di sospette connivenze mafiose, immancabili, ormai non più presenti solo al Sud.
Con quale entusiasmo un cittadino andrà a votare sapendo che spesso e volentieri l’epilogo di un’amministrazione eletta democraticamente sarà di questo tipo? Con quale ottimismo lo stesso cittadino potrà sperare che i miliardi di euro del Pnrr saranno ben spesi da politici locali così assettati di soldi e potere, con la mafia pronta a scendere a patti con loro?
A mio avviso per i sospetti corrotti servirebbe una giustizia rapida, con corsie preferenziali e un esito veloce, senza possibilità di ricorso in Cassazione qualora l’indagato sia stato ritenuto colpevole sia al primo che al secondo grado di giudizio. Con le attuali lungaggini della Giustizia non solo rovini la persona indagata, se innocente, ma fai perdere nei cittadini quella sete di giustizia che potrebbe essere soddisfatta solo nel breve termine. A lungo andare si perde quasi l’interesse a sapere se l’indagato sia colpevole o innocente. E resta solo una triste rassegnazione.