In settimana è stato ammainato il Tricolore in Afghanistan, termina la missione italiana iniziata 20 anni fa al fianco degli Stati Uniti e degli altri paesi NATO.
I contingenti militari occuparono il paese in seguito agli attentati terroristici dell’11 settembre 2001. L’intelligence americana accusò i talebani, che governavano l’Afghanistan con violenza, di sostenere il capo di al Qaida, Osama bin Laden, vero artefece degli attentati in America. La missione inizialmente puntava a far cadere il regime talebano, con la liberazione della capitale Kabul. Successivamente il fine della presenza militare occidentale nel territorio afghano cambiò: bisognava democratizzare il paese e introdurre diritti che fino ad allora non esistevano, come quelli per le donne.
Questo obiettivo poteva essere raggiunto solo attraverso l’addestramento delle forze armate e di polizia afghane, al fine di renderle autonome ed efficienti nel garantire la sicurezza nazionale dopo la fine della missione militare Usa-Nato.
In realtà i talebani non sono mai stati sconfitti. Hanno resistito per anni, inducendo gli americani ad un processo di negoziazione, con successivo accordo di pace e spartizione del potere con il governo civile afgano sostenuto dai paesi occidentali. A questo punto gli americani hanno deciso di ritirare le truppe, e come loro anche gli altri paesi Nato, Italia compresa.
Il grande dubbio è però il seguente: riuscirà l’esercito afghano a garantire la stabilità ottenuta? Il governo afgano manterrà il possesso dei territori, capitale compresa? Attualmente i talebani controllano circa un terzo del territorio afgano, e tutto lascia pensare che punteranno a riconquistare l’intero Paese. Durante gli stessi negoziati si sono verificati attentati con perdite ingenti di soldati afgani. Persistono, dunque, seri dubbi circa la durata dei risultati della missione occidentale. Vedremo che succederà.
Sicuramente le missioni militari, nonostante lo scetticismo di molti, sono a mio avviso di fondamentale importanza. Sono costose, certamente. Quella in Afghanistan è costata 900 miliardi di dollari (8.5 miliardi di euro la spesa italiana complessiva in 20 anni), hanno partecipato milioni di soldati con 3586 morti, 50mila italiani a rotazione (mai più di 5000 contemporaneamente) con 53 caduti.
Nonostante questi numeri le missioni sono necessarie. L’equilibrio mondiale dipende da una serie di attività, tra cui le missioni militari, l’attività di intelligence e le diplomazie internazionali. Purtroppo nel mondo ci sono paesi in cui non esiste uno straccio di vita democratica, le donne sono continuamente sotto attacco, i diritti più elementari vengono calpestati, disperazione e povertà sono la normalità.
Davvero c’è ancora qualcuno che pensa che tutto possa procedere normalmente senza un intervento internazionale teso a controllare l’atteggiamento di questi popoli disperati e pronti a tutto? Vanno istruiti e incoraggiati ad affrontare le sfide del progresso, pena la destabilizzazione mondiale.
Concludo dando il ben tornati ai militari italiani che hanno lavorato e rischiato la vita in Afghanistan. Nel 2010, in quella terra, sono stato orgogliosamente uno di loro.