Le elezioni politiche 2022 sono state vinte dal centrodestra (44%) trainato da Fratelli d’Italia (26%), partito guidato da Giorgia Meloni che con ogni probabilità sarà il nuovo Presidente del Consiglio.
Giorgia Meloni ha stravinto, gli altri hanno perso, tutti. La vittoria di FdI è dovuta a mio avviso a diversi fattori.
Innanzitutto alla bravura del leader: i politici di spicco di Fratelli d’Italia sono conosciuti ma raramente li vediamo in tv a battagliare. È la Giorgia nazionale che da sola affronta le telecamere e buca lo schermo.
Un altro fattore è sicuramente rappresentato dalla volontà di piazzarsi all’opposizione nel precedente governo: in Italia vige quasi sempre l’alternanza, mettersi all’opposizione è stato sicuramente un trampolino di lancio.
Un altro motivo della vittoria è stato, inoltre, il fatto che Giorgia Meloni rappresentava per tutti l’unica novità. Gli altri erano tutti personaggi che già avevano dato, basti pensare che tra i candidati a premier c’erano tre ex premier (Letta, Conte e Berlusconi, con Matteo Renzi, anche lui ex premier, che si è defilato nelle ultime settimane). Un’assurdità.
La vittoria della coalizione di centrodestra, come dicevo nelle settimane scorse, è invece legata essenzialmente all’incapacità politica degli schieramenti alternativi alla destra di compattarsi e di creare una coalizione competitiva soprattutto nei collegi uninominali (se si sommano i voti di Pd, M5S e Terzo Polo il risultato è quasi sovrapponibile a quello del centrodestra).
Gli sconfitti? Tutti.
Partiamo dalla Lega di Matteo Salvini: è stato un vero flop. La Lega ha preso un terzo dei voti di FdI, è stata doppiata dal partito della Meloni in Lombardia e in Veneto (dove prima spadroneggiava), è stata doppiata dal M5S, non è arrivata neanche in doppia cifra, ed è passata dal 34% delle europee del 2019 al 9% di queste elezioni. Un disastro.
Nonostante i numeri la leadership di Salvini non sembra ancora in discussione. Concordo con Salvini quando dice di aver pagato la partecipazione al governo Draghi con Pd e M5S. In quella fase convulsa del dopo Conte-bis, Salvini sarebbe voluto andare alle elezioni anticipate, ne aveva tutto l’interesse essendo la Lega favorita nei sondaggi, e come d’altra parte avrebbero voluto gli elettori del suo partito. Il leader leghista, però, fu tirato per la giacchetta dai parlamentari del suo partito, che come quelli degli altri partiti avevano interesse a formare un nuovo governo e non andare al voto anticipato (i parlamentari di FdI erano pochi, ininfluenti e quindi potevano tranquillamente optare per l’opposizione).
Accettò obtorto collo, e ora ne ha pagato le conseguenze. Per questo motivo gli esponenti politici della Lega, e i nuovi parlamentari, scelti da lui, non gli volteranno le spalle. Certamente ha pagato anche le difficoltà, enfatizzate dai media, palesate nell’elezione del Presidente della Repubblica. Sarebbe dovuto essere più incisivo, aveva i numeri per esserlo. E non lo è stato. Ora dovrà dimostrare di più. Se non verrà messo da parte sicuramente sarà l’ultima chiamata.
Capitolo PD (19%). È andato male soprattutto per una cattiva gestione della campagna elettorale. Come partito più importante e alternativo alla destra avrebbe dovuto creare una coalizione di centrosinistra competitiva. A mio avviso adesso non serve ritrovare un’identità di partito, come dicono in tanti, serve semplicemente un leader forte e carismatico, possibilmente non dell’apparato.
Il Pd ha sempre avuto un voto strutturale (legato al partito e non al leader) del 18-22%, viene dunque votato da una buona fetta dell’elettorato a prescindere dal leader, basta poco per arrivare al 30% (Renzi arrivò al 40%). La scelta del segretario potrebbe rappresentare la svolta. Renzi non ha saputo aspettare, adesso sarebbe diventato lui il nuovo segretario Pd, invocato a furor di popolo.
Il M5S (15%) ha recuperato rispetto ai sondaggi, ma è drasticamente calato rispetto alle precedenti elezioni. Che c’è da festeggiare se da un’elezione a un’altra perdi oltre la metà dei voti?
Forza Italia (8%) e Terzo Polo (8%), infine, si aspettavano di più e così non è stato.
In conclusione ha vinto solo la Meloni. Ora occhio ai numeri dell’economia e alla situazione internazionale. Buon lavoro a lei.