Donald Trump è ufficialmente il 47° presidente degli Stati Uniti d’America. Come da prassi nelle storia americana, subito dopo il suo insediamento da presidente, ha cominciato il suo mandato firmando una serie di ordini esecutivi (decreti con effetto immediato) che toccano temi diversi.
Tra i più discussi ricordiamo: politiche restrittive sull’immigrazione con respingimenti più facili; stop allo ius soli (niente cittadinanza ai bambini nati in America da migranti senza permesso di soggiorno); esistenza di solo due generi, maschio e femmina, con tutto ciò che ne consegue; ritiro degli Usa dagli accordi di Parigi sul clima (lo aveva già fatto nel primo mandato, poi Biden aderì nuovamente); grazia alle persone che avevano assaltato il congresso del gennaio 2021 nel tentativo di bloccare la proclamazione di Joe Biden come nuovo presidente; ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Trump ha sempre criticato la gestione della pandemia da Covid-19 e ritiene che il costo per gli USA, pari al 20% del budget annuale dell’Organizzazione, sia troppo alto); pena di morte per i killer dí poliziotti; revoca di circa 80 ordini esecutivi firmati da Joe Biden.
Il discorso di insediamento è stato incentrato su una visione dell’America che trionfa, “America first”, su un’esaltazione della forza e della potenza del Paese a stelle e strisce. Nessun riferimento, nel discorso inaugurale, all’argomento che interessa il resto del mondo: la guerra in Ucraina.
Tuttavia ne ha parlato il giorno dopo proponendosi come mediatore per porre fine al conflitto. Qualche mese fa disse che sarebbero bastate 24 ore per fermare la guerra. Così non è stato ma ha dato la sua soluzione: sanzioni contro la Russia e i Paesi che la sostengono (Cina, Corea ecc.) se Mosca non negozierà.
Putin ha risposto che non si tratta di una novità ma si dice pronto a parlare di pace con Trump. Ovviamente Kiev non l’ha presa bene perché vuole il coinvolgimento suo e dell’Europa: no ad un accordo bilaterale. In sostanza il presidente USA punta decisamente sulla stanchezza di Mosca, con quasi un milione di soldati morti sul campo, e sul negoziato. Vuole discostarsi dall’odiata NATO, che era partita con le sanzioni e che ha successivamente sposato un atteggiamento più bellico, fornendo armi sempre più potenti a Kiev e irritando non poco il Cremlino.
Trump addirittura ha lasciato intendere che si ridurranno gli aiuti USA all’estero, compresi quelli all’Ucraina, di cui dovranno farsi carico soprattutto i paesi dell’Ue. Il Tycoon, inoltre, ridurrà del 20% la presenza militare americana in Europa: segnale ancora più chiaro che la protezione USA (l’ombrello americano) non esisterà più come in passato, fatto che inevitabilmente costringerà l’Europa stessa a cambiare se si vuole mantenere un certo equilibrio nel mondo.
Concludo con la nostra premier Giorgia Meloni che era a Washington per assistere all’insediamento di Donald Trump come nuovo presidente degli Stati Uniti. È stato l’unico capo di governo europeo ad essere stato invitato. A tal proposito ci sono state due linee di pensiero.
Una è quella dei rosiconi, che non capiscono che per salire nei sondaggi bisogna battere altre piste e che vedono in questa presenza della premier un allontanamento dell’Italia dall’Ue. Quando mai! Se una cosa va bene all’Italia bisogna ammetterlo e applaudire, a prescindere dal colore politico. Quando Obama nella sua ultima cena da presidente USA decise di invitare l’allora premier italiano Matteo Renzi (partito democratico) fu un motivo d’orgoglio per tutta l’Italia.
La seconda linea di pensiero sull’invito al nostro premier è quella che mette l’Italia in una posizione di ponte tra Europa e America. La premier Giorgia Meloni ha un ruolo di primo piano nei rapporti tra i due continenti e soprattuto in questa delicata situazione geopolitica mondiale è importante che questi rapporti siano buoni. Oppure vogliamo far diventare gli americani dei nemici? Sarebbe autolesionismo.