
Alle elezioni legislative di domenica scorsa tenutesi in Francia nessuna coalizione ha raggiunto la maggioranza assoluta.
Il Nuovo Fronte Popolare, che comprende tra gli altri il partito socialista, quello ecologista e la sinistra radicale, è arrivato primo come numeri di seggi, seconda è arrivata la coalizione centrista del presidente Macron, terzo il partito di estrema destra di Marine Le Pen, Rassemblement National, che era stato il più votato al primo turno del 30 giugno e che era il favorito anche in questa tornata elettorale di ballottaggio.
Dalle urne è emersa una situazione di ingovernabilità, ora tocca al presidente Macron proporre un nuovo governo, di colazione con il NFP, o solo con una parte del NFP (senza l’estrema sinistra) e con i repubblicani (arrivati quarti, di destra moderata). Probabilmente si verificherà la coabitazione, con un presidente e un primo ministro che appartengono a diverse famiglie politiche.
Si sta discutendo molto in questi giorni sulla figura di Macron, la domanda è: ha perso o ha vinto? A mio avviso ha vinto. Dopo la batosta alle elezioni europee e la valanga di voti ottenuti da Marine Le Pen, Macron ha avuto il coraggio di rischiare, di sciogliere l’Assemblea Nazionale e andare al voto, a costo di consegnare il Paese all’estrema destra. Poteva non farlo e tirare a campare. L’obiettivo era bloccare Le Pen, dimostrare da che parte sta davvero il paese, e mi sembra che sia stato raggiunto.
Sicuramente è stato agevolato dal sistema di voto francese, che io non condivido. In Francia al ballottaggio non hanno accesso solo i due candidati che hanno raggiunto il migliore risultato al primo turno, ma tutti quelli che hanno superato una certa soglia. Per evitare la vittoria di Marine Le Len al secondo turno, sia a sinistra che al centro si è deciso di fare ritirare I propri candidati dal ballottaggio (strategia della desistenza), in modo da fare confluire tutti i voti sul candidato di centro o di sinistra contro quello dell’estrema destra (si sono ritirati più di 200 candidati). È un sistema che favorisce i partiti più propensi a coalizzarsi e che penalizza i partiti più radicali o populisti.
Marine Le Pen (che non accetta alleanze, come il nostro M5S all’origine), dunque, ha perso perché non è riuscita a raggiungere la maggioranza assoluta (come il primo turno poteva fare pensare), tuttavia ha ottenuto più voti rispetto alle elezioni precedenti, tanto da farle dichiarare che “la vittoria è solo rinviata, la marea sta salendo”. La sua massima aspirazione è diventare presidente della Francia nel 2027, dopo la scadenza del mandato di Macron.
A mio parere i francesi hanno votato anche con un pensiero rivolto alla situazione internazionale. Poco prima del voto Le Pen ha affermato che in caso di vittoria avrebbe ritirato i finanziamenti all’Ucraina (quando invece Macron negli ultimi mesi ha fatto addirittura capire di essere favorevole al possibile invio di truppe NATO in Ucraina).
L’elettore francese in parte ha preferito affidarsi all’Alleanza, ha preferito essere guidato da leader schierati con la NATO per viaggiare compatti e uniti contro coloro che potrebbero sovvertire le democrazie mondiali. È un momento storico in cui c’è bisogno di figure rassicuranti, non di colpi di testa.
La NATO è forte e coesa, come non lo era mai stato in passato, lo ha dimostrato il vertice che si è tenuto in questi giorni a Washington per festeggiare i 75 anni dell’Alleanza: avanti tutta al fianco dell’Ucraina.
La NATO sarà, inoltre, uno dei temi che influenzeranno l’elettorato americano a Novembre. Durante il suo mandato Trump ha sempre criticato l’Alleanza, facendo pensare addirittura ad una possibile uscita dell’America dalla NATO (anche se per alcuni erano solo minacce per spingere i paesi alleati a spendere di più per la Difesa). Biden invece l’ha sempre elogiata, perchè utile agli americani non solo per una difesa comune ma anche per la vendita delle armi agli alleati stessi.
Un disimpegno americano sarebbe sicuramente un suicidio geopolitico per gli americani e per il resto del mondo. Trump correggerà il tiro nei prossimi mesi, non farà l’errore di Marine Le Pen, e questo servirà anche a spostare la mano degli elettori nella cabina elettorale.