Si accelera sulle terza dose di vaccino anti-Covid, che per ora in Italia interessa fragili, sanitari e over 60. Dal 1 dicembre saranno chiamati a effettuarla anche i soggetti con età compresa tra i 40 e i 60 anni.
Gli scienziati ci dicono che va fatta dopo sei mesi dalla seconda e che non serve fare un test sierologico prima, essendo il livello degli anticorpi inutile per decidere se sottoporsi o meno al richiamo.
La terza dose somministrata agli immunocompetenti, che hanno risposto bene alle prime due dosi e che hanno completato il ciclo vaccinale primario (due dosi), può essere chiamata anche “dose booster”, che serve a mantenere nel tempo o a ripristinare un adeguato livello di risposta immunitaria. Si somministra dopo sei mesi a differenza della terza dose che riguarda invece i fragili, chiamata “dose addizionale” e che va somministrata già dopo 28 giorni dalla seconda dose e serve a completare il ciclo primario (in questo caso è di tre dosi) al fine di raggiungere un’adeguata immunità.
I primi al mondo ad avviare una campagna per la terza dose sono stati gli israeliani, nello scetticismo generale. Invece avevano ragione. In Israele, dove si è partiti prima degli altri con la vaccinazione, nei mesi estivi si è registrato un calo dell’immunità e, quindi, della capacità delle prime due dosi vaccinali di proteggere i cittadini. Si è avuto così un incremento dei contagi e delle ospedalizzazioni che ha portato alla decisione di praticare la terza dose, con successivo ritorno ad una quasi normalità.
Lo dicevamo in passato, il virus va inseguito, ci saranno nuove ondate e noi le combatteremo con nuovi richiami, fino a ridurre la malattia ad una banale influenza. Per fare questo bisogna indebolire il virus e limitarne la circolazione attraverso la vaccinazione, che per essere ottimale dovrebbe coinvolgere il 90% della popolazione over 12.
In Italia siamo circa all’85%, ottimo risultato, che spiega il motivo delle differenza di andamento della malattia tra noi e il resto d’Europa. Ma non basta. L’obiettivo sembra vicino ma in realtà è difficilissimo da raggiungere, come mostra il crollo, nelle ultime due settimane, delle prime dosi di vaccino anti-Covid. I nuovi vaccinati, dunque, sono sempre meno e c’è un gruppo di irriducibili, quasi impossibile da convincere: 2.7 milioni sono gli over 50 da vaccinare (7.5 milioni gli over 12). Ne consegue che ci esponiamo a nuove ondate che interessano prevalentemente i non vaccinati e coloro che rinunceranno alla terza dose nei tempi previsti (con calo della immunità).
In Europa siamo entrati nella quarta ondata, dopo le prime tre avvenute rispettivamente nella primavera 2020, nell’autunno 2020 e nella primavera 2021. I contagi, i ricoveri e i decessi stanno aumentando un po’ ovunque. C’è però un diverso andamento degli indicatori, che rispecchia la politica di gestione della pandemia da parte dei governi europei e che, ancora una volta, ci dà prova della bontà dei vaccini.
Possiamo infatti distinguere tre diverse zone: i paesi dell’Est Europa, i paesi del Nord Europa e quelli del Sud Europa. Nei paesi dell’Est Europa la campagna vaccinale è molto indietro (23% In Bulgaria, 35% in Romania), per cui si registrano dati drammatici in termini di contagiati, ricoveri e decessi. Nei paesi del Nord, invece, la vaccinazione è a buon punto, ma non sono state imposte le adeguate restrizioni, c’è stata una sorta di “liberi tutti”. Qui la situazione è migliore rispetto ai paesi dell’Est, ma significativa e tale da imporre limitazioni importanti. Sono in questa condizione paesi quali il Regno Unito e la Germania. Infine ci sono i paesi del Sud Europa, tra cui l’Italia, la Francia e la Spagna, dove si è operato meglio, con più prudenza e limitazioni specifiche per i non vaccinati. La situazione è decisamente migliore. Gli indicatori della pandemia sono in aumento, c’è però una crescita contenuta, mentre i decessi sono stabili da un mese.
L’Italia sta, dunque, procedendo bene. La Germania ha espresso ammirazione nei nostri confronti e ci considera esempio da seguire. In mezza Europa aumentano le restrizioni, l’Austria manda in lockdown i non vaccinati (per loro niente più ristoranti, movida, hotel, sport ed eventi culturali), in Olanda c’è un lockdown parziale che riguarda tutti, mentre la Germania è arrivata addirittura a minacciare di non curare i no Vax. In Italia va meglio però non bisogna abbassare la guardia.
In settimana l’Istituto Superiore di Sanità ci ha fatto sapere che l’efficacia dei vaccini resta elevata sui ricoveri e sui decessi e che dopo sei mesi la protezione dal contagio cala del 50%. Serve, quindi, la terza dose per proseguire in questo trend positivo che ci sta contraddistinguendo e impedire nuovamente la circolazione incontrollata del virus che favorisce la formazione di nuove varianti.
Per ora purtroppo le terze dosi vanno a rilento, serve un cambio di passo. Nessuno gradisce un ritorno alle restrizioni di qualche mese fa. Ci perderemmo tutti, compreso chi ora protesta contro le misure “azzeccate” del nostro governo. Ci perderemmo sia in termini economici che di disagio sociale. A quel punto meglio l’obbligo vaccinale che le restrizioni.