Omicron sta dilagando in Europa e in America. Tuttavia, nonostante la forte crescita dei contagi, i dati ci dicono che si tratta di una variante molto trasmissibile ma poco aggressiva, con rare conseguenze serie sulle persone vaccinate.
Ne sono la prova gli ospedali che fortunatamente non sono sotto pressione, nemmeno a Londra dove si registra un milione di contagiati. I risultati più significativi arrivano proprio dal Regno Unito dove Omicron si è diffuso in anticipo rispetto al resto d’Europa. La prestigiosa rivista Nature ci dice che la variante buca due dosi di vaccino, e che serve la terza dose. Due dosi ci proteggono dalle forme severe ma non dall’infezione o dalle forme lievi. Le tre dosi ci proteggono, invece, anche dalle forme lievi nella stragrande maggioranza dei casi (95%).
L’impennata dei contagi in Italia (superati i 100 nuovi casi al giorno) e i dati clinici hanno indotto il governo ad approvare una nuova stretta e a modificare le regole inerenti la quarantena. La stretta consiste nell’estensione del green pass rafforzato (guariti o vaccinati) ad una serie di attività, dai bar ai ristoranti al chiuso e all’aperto, dai cinema agli hotel, dalle piscine ai centri sportivi ecc. Sarà necessario anche per i mezzi di trasporto locale, aerei e treni.
È slittata invece l’ipotesi di una sua estensione a tutti i lavoratori (circa 23 milioni tra pubblico e privato). Draghi sembra spingere per questa ulteriore stretta, che sarebbe decisiva per coloro che rifiutano il vaccino. Sarà determinante il prossimo Consiglio dei ministri del 5 gennaio.
Il cerchio intorno ai non vaccinati, dunque, si stringe sempre di più, proporzionalmente all’aumento dei contagi. Il governo ha poco margine di manovra, da una parte aumenta le restrizioni, dall’altra agisce sui non vaccinati che più di altri, dati ufficiali alla mano, occupano le terapie intensive e rischiano di intasare il sistema sanitario. Per loro ci sarà un “quasi lockdown” a partire dal 10 gennaio (serve il green pass rafforzato ovunque, eccetto negozi e servizi essenziali), contestualmente però si valuterà l’andamento dei contagi al fine di pensare ad un eventuale obbligo.
Il picco è previsto nella prima decade di gennaio, oltre la quale la curva dovrebbe scendere. In Sudafrica il picco è stato superato senza un forte aumento dei morti e con tassi di ospedalizzazione inferiori rispetto alle ondate precedenti, per cui prevale un certo ottimismo. Vedremo.
Capitolo quarantena: cambiano le regole. Non ci sarà più quarantena per chi è vaccinato con tre dosi o ha fatto la seconda dose da meno di quattro mesi (necessario il tampone finale negativo), 5 giorni di quarantena con tampone finale negativo per chi ha ricevuto la seconda dose da oltre 4 mesi, 10 giorni di quarantena più tampone finale negativo o 14 giorni senza tampone finale per i non vaccinati.
L’idea di legare la quarantena allo status vaccinale è giusta, non poteva essere diversamente, pena la paralisi del Paese. L’Oms ha definito la riduzione della quarantena “un compromesso tra il controllo dei contagi e la necessità di fare andare avanti l’economia”.
Ormai si è capito che il vaccino ti protegge dalle forme gravi ma il virus te lo becchi ugualmente. Stiamo inseguendo il virus e le sue mutazioni, e i vaccini servono a combatterlo in ogni fase, con richiami ricorrenti. Però la situazione è differente rispetto a quando il vaccino non c’era. Giusto, quindi, cambiare le regole, anche alla luce della sua aggressività e dei dati clinici palesemente più confortanti.
La speranza è che stiamo andando verso una fase endemica, una fase di convivenza con il virus, in cui potremo guardare la pandemia con occhi diversi, un po’ come succede con l’influenza. Se stai male rimani a casa, ma il tuo familiare, vaccinato e asintomatico deve condurre una vita normale (magari con mascherina e distanziamento ancora per un po’). Tanto più che la scienza ci dice che il vaccinato con tre dosi ha una probabilità di contagiare estremamente bassa.
Fatte questa considerazioni, dovrebbe anche terminare l’isteria dei tamponi a cui stiamo assistendo in questi giorni, con code alle farmacie e intasamenti nei punti tampone: un vaccinato dovrebbe fare un tampone solo in presenza di sintomi. Eviterei anche il tampone di fine quarantena.
Concludo con le ospedalizzazioni: nel computo dei ricoveri (dato fondamentale ai fini delle decisioni del governo) dovrebbero entrare solo i pazienti con segni radiologici di polmonite da Covid19, non coloro che entrano in ospedale per un motivo, quale potrebbe essere una lesione di un legamento crociato del ginocchio, e si ritrovano occasionalmente positivi al Covid. Circoscriviamo meglio la patologia. Facciamo in modo che sia il virus a inseguire noi, non il contrario.