Joe Biden in settimana ha visitato Israele dove ha incontrato il presidente israeliano Netanyahu per portargli solidarietà e sostegno dopo gli attacchi di Hamas.
Il presidente americano avrebbe dovuto incontrare anche i leader di alcuni importanti paesi arabi (Egitto, Giordania e Palestina) affermando il proprio ruolo di mediatore tra le parti. Tale incontro tuttavia è stato annullato a causa di una violenta esplosione che ha colpito l’ospedale di Gaza procurando la morte a circa 500 persone.
Ancora oggi non si conoscono i responsabili di questa strage, con Hamas che accusa Israele e quest’ultimo che accusa la Jihad islamica (i combattenti islamici). L’esplosione dell’ospedale, dunque, ha fatto saltare l’incontro con i leader arabi e i piani diplomatici americani, per cui Biden ha parlato solo con il presidente israeliano.
C’era tanta attesa nel mondo intorno alle parole che Biden avrebbe pronunciato in Israele. La posizione americana condiziona inevitabilmente tutti i Paesi occidentali, se non altro per la complessità del conflitto, che potrebbe allargarsi improvvisamente.
Il presidente americano ha detto chiaramente che l’America sta con Israele, ma ha ricordato che Hamas non rappresenta tutti i palestinesi. A suo avviso quindi è giusto difendersi, è giusto sconfiggere gli assassini, ma non bisogna fare l’errore di invadere Gaza e commettere gli sbagli fatti dall’America dopo l’11 settembre 2001, con la presa di Bagdad e il rovesciamento di Saddam Hussein: troppo alto il rischio di uccidere migliaia di innocenti (a Gaza in 2 settimane sono stati uccisi 1600 bambini).
Dunque a prevalere è la linea della prudenza e la determinazione a non allargare il conflitto. Per Biden, inoltre, non può esistere un Stato unico dove israeliani e palestinesi possano convivere in pace e democrazia. A suo avviso l’unica soluzione è rappresentata dai “due popoli e due Stati”, trasformando la Striscia in un Protettorato da affidare all’Onu (sul modello del Kosovo).
Si tratta di soluzioni che vanno a sbattere contro la volontà di due popoli che vogliono avere il loro Stato sullo stesso pezzo di terra. Israele è determinata ad eliminare Hamas, che a sua volta ha come unico scopo la distruzione dello Stato ebraico. In queste condizioni risulta difficile trovare un compromesso, e anche la tanta auspicata partizione della terra sembra irrealizzabile. Sarà dirimente il momento in cui Israele entrerà a Gaza. Si accenderanno l’Iraq, la Siria e la Giordania?
Intanto Hamas avrà ottenuto un altro suo obiettivo: fare passare gli israeliani come dei criminali, invasori e terroristi. La stessa America si troverebbe nell’imbarazzo di dovere sostenere un Paese invasore (mentre critica aspramente un altro paese invasore qual è la Russia) con migliaia di bambini palestinesi morti sotto le bombe e sofferenti la fame.
Lo scenario, dunque, potrebbe essere il seguente: prima Israele invade la Striscia, poi altri paesi arabi arrivano in supporto ai palestinesi, quindi (e solo a questo punto) arriverà il pacchetto di aiuti militari a Israele da parte dell’America (come sta succedendo in Ucraina), con una guerra che, anche in questo caso, potrebbe durare tanto.
In conclusione stiamo assistendo, in Russia e in Medioriente, a crisi prive di soluzioni con alto rischio di degenerazione. Biden nel suo discorso ha paragonato Hamas (terroristi) a Putin (dittatore): entrambi vogliono annientare le democrazie vicine. L’America c’è, ma anche l’Onu dovrebbe fare la sua parte, non possono essere sempre gli statunitensi a spegnere i focolai che si accendono nelle varie parti del mondo.
Per Biden difendere Kiev e Israele significa difendere le democrazie, le diverse forme di libertà acquisite nel tempo e il rispetto del diritto internazionale, e scongiurare il rischio di future minacce ad altri Stati. In sostanza difendiamo noi stessi.