In settimana ha fatto molto discutere la misura sul blocco dei licenziamenti. C’è stato un vero e proprio braccio di ferro tra Confindustria che ne chiedeva l’abolizione e i sindacati che ne chiedevano una proroga dal 30 giugno sino a ottobre.
Il blocco dei licenziamenti è una misura entrata in vigore dall’inizio della pandemia per evitare che migliaia di persone rimanessero senza lavoro e retribuzione a causa della crisi economica. In settimana si doveva decidere che fare: prorogare il blocco o abolirlo? Inizialmente il ministro del Lavoro Andrea Orlando aveva annunciato la proroga, salvo poi essere smentito dalla stesso Mario Draghi il quale ha annunciato la conferma del blocco dei licenziamenti a fine giugno. Le aziende, dunque, dal primo luglio usciranno dalla “cassa integrazione (CIG) Covid-19” e non avranno più il divieto di licenziare.
Il premier, tuttavia, per conciliare le diverse posizioni, ha inserito una soluzione alternativa, di mediazione: le imprese potranno utilizzare la cassa integrazione ordinaria, anche dal primo luglio, senza dover pagare i previsti contributi addizionali fino al 31 dicembre 2021, ma con l’impegno a non licenziare. In sostanza si può ricorrere ad una CIG ordinaria “scontata”, a patto di non licenziare. Da luglio si rischia un bel pasticcio.
L’obiettivo del governo era quello di prolungare il blocco per più tempo possibile, in modo da arrivare alla cosiddetta riforma degli ammortizzatori sociali. Nel suo primo discorso Mario Draghi ha fatto capire che la protezione di tutti i lavoratori sia da considerare, giustamente, una priorità. Da qui la necessità di un rafforzamento del sistema di formazione e ricollocazione attraverso una riforma universale finalizzata a garantire a tutti i lavoratori, a prescindere dal settore, dalle dimensioni dell’impresa e dalla categoria, una rete di protezione economica adeguata. Con lo sblocco dei licenziamenti c’è il rischio di assistere ad uno shock economico ed occupazionale. Va scongiurato.
Purtroppo la riforma non c’è ancora e il blocco non può essere protratto. Perchè questa lentezza per arrivare a questa riforma? Da tanti mesi ormai è risaputo che lo sblocco dei licenziamenti potrebbe causare un brusco calo del livello occupazionale, causato dalla pandemia e dalle restrizioni del governo.
Occorreva intervenire prima, andando incontro alle imprese, fulcro economico di ogni stato, e ai lavoratori. Che credibilità possiamo dare all’estero alla vigilia della ricezione dei primi fondi europei? Questi ultimi arriveranno, ma ci saranno da rispettare delle scadenze, altrimenti ci sarà un blocco dell’erogazione dei fondi stessi. Sarà un meccanismo che da molti verrà interpretato come una perdita di sovranità o di ingerenza indebita.
Visto, però, come ci comportiamo in Italia, forse sarà il caso di dire: che ben venga. In alcuni casi serve la frusta. Magari ci diamo una svegliata.