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Analisi sul presente e sul futuro

  • di Antonio Martino

AUTUNNO DI ELEZIONI REGIONALI: COALIZIONI A CONFRONTO.

5 Ottobre 2025

Circa 18 milioni di italiani andranno al voto in questo campionato autunnale delle elezioni regionali.

Domenica scorsa con il voto in Valle D’Aosta e nelle Marche si è aperta infatti una fitta stagione di appuntamenti elettorali, che proseguirà oggi con il voto in Calabria, il 12 ottobre in Toscana, e si concluderà il 23 novembre con le elezioni in Veneto, Campania e Puglia.

In Valle D’Aosta hanno vinto gli autonomisti, tuttavia le attenzioni erano tutte rivolte alle Marche, dove le elezioni sono state trasformate in un test nazionale, soprattutto dalla coalizione del centrosinistra, convinta di dare una prima spallata alla premier Giorgia Meloni. Le Marche infatti dovevano rappresentare il laboratorio di uno schema da mettere in campo alle future elezioni politiche, con una coalizione di centrosinistra (Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra) molto ampia e finalmente unita.

Il risultato è stato netto, ha stravinto il centrodestra (52.5% contro il 44.4%) e buonanotte ai suonatori. A destra c’è stato il boom di Fratelli d’Italia (27,5), a dimostrazione del fatto che attualmente è il vero partito trainante. A sinistra è andato bene il Pd (22.5), mentre c’è stato il tracollo per il M5S e un risultato deludente per AVS (che è sempre cresciuta nelle ultime elezioni) e le liste centriste.

Anche se l’analisi conclusiva delle elezioni regionali la faremo a fine novembre, è doveroso fare alcune considerazioni.

Innanzitutto i partiti di sinistra devono continuare a essere uniti e a coalizzarsi, altrimenti non ci sarebbe davvero competizione contro questo centrodestra unito. A sinistra l’etichetta di accozzaglia è vera (di questo si tratta), tuttavia anche a destra siamo in presenza di una mescolanza di ideologie differenti su molte tematiche, ma la coalizione regge perché viene riconosciuta la leadership del più forte.

In una coalizione non esiste una situazione più dannosa di quando tutti vogliono comandare, anche se i numeri danno ragione solo ad una persona. Conte ambisce a prendere il posto come sfidante ufficiale di Giorgia Meloni alle prossime elezioni politiche. Ambizione a dir poco pretenziosa visto che in queste ultime tornate il M5S ha rischiato addirittura di essere superato da Avs, ipotesi impensabile fino a qualche mese fa. Il leader del M5S farebbe bene a riconoscere la leadership del segretario del Pd e ad aspettare il suo turno, se mai ci sarà. Questo sicuramente non è il suo momento, prima lo capisce e prima potrà sperare in una scalata graduale.

Altro errore imperdonabile della coalizione di centrosinistra in queste elezioni regionali potrebbe essere quello di confonderle con un test nazionale, come successo nelle Marche, dove la campagna elettorale incentrata sulla Palestina si è rilevata un disastro. Il candidato di centrosinistra, Matteo Ricci, negli ultimi giorni di campagna elettorale prometteva addirittura, se eletto presidente della Regione, il riconoscimento della Palestina. Nelle Marche il voto riguardava i marchigiani, come in Toscana riguarderà i toscani, cosa c’entra la guerra a Gaza? È fondamentale intercettare i bisogni locali, parlare di commercio, sanità, fisco, lavoro e sicurezza.

Un’altra cantonata è quella di chiamare i cittadini delle regioni a votare contro il governo. L’antimelonismo non è un programma di governo, non lo è nelle elezioni politiche figuriamoci in quelle locali. Di questi tempi è addirittura controproducente se si considera la forte leadership di Giorgia Meloni, che dopo 3 anni di governo, numeri alla mano, rimane un marchio vincente. Dalla nostra premier non è arrivata alcuna rivendicazione di una vittoria che vada oltre i confini delle Marche. Da politica navigata, infatti, non si è data alcun merito, limitandosi a complimentarsi con il candidato di centrodestra, Francesco Acquaroli, e ad elogiarlo per il lavoro svolto nel suo primo mandato da Governatore.

Nel centrodestra tuttavia non mancano i problemi, basti pensare alle discussioni per le candidature in Puglia e Campania, o al caos vero in Veneto, regione rivendicata, con non pochi mugugni, dai leghisti dopo 10 anni di Zaia. Le grane, dunque, ci sono anche nella coalizione di governo, ma vengono mascherate meglio.

In conclusione serve un centrosinistra che faccia proposte popolari e non solo populiste. Ormai è assodato: l’antifascismo, l’antioccidentalismo e l’antimelonismo non pagano.

Posted in: Politica nazionale Tagged: Centrodestra, Centrosinistra, elezioni, elezioni marche, Elezioni regionali, Giorgia Meloni, Meloni, Movimento 5 stelle

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