SONDAGGI POLITICI DOPO UN ANNO DALLE ELEZIONI.

Tempo di sondaggi dopo un anno dalle elezioni politiche del 25 settembre scorso. In settimana ne ho letti tanti, pubblicati da testate giornalistiche di diverso orientamento politico, e a grandi linee ho trovato molte convergenze.

Il centrodestra si mantiene sostanzialmente stabile, tuttavia al suo interno cresce, anche se di poco, solo Fratelli d’Italia, dato a circa il 30% dopo un leggero calo durante l’estate (alle elezioni politiche di settembre era al 26%). Scendono leggermente Lega e Forza Italia, a conferma dello strapotere di Giorgia Meloni all’interno della coalizione di centrodestra.

A sinistra, invece, il Partito democratico rimane stabile, mentre sale il M5S che inizia a pensare ad una rimonta sullo stesso Pd, sperando di diventare il primo partito dell’opposizione. Sostanzialmente stabili Azione e Italia Viva.

Nonostante la crescita di Fratelli d’Italia e il suo ruolo di partito traino del centrodestra, si registra però un leggero calo della fiducia nel governo. Certamente si tratta di piccoli spostamenti, ma tanto basta per porsi, a mio avviso, delle domande.

Purtroppo sono molte le cose che non vanno, i cittadini sono stanchi, e anche se consapevoli che non tutto dipenda dal governo, con qualcuno dovranno pure prendersela. L’inflazione che grava sui bilanci delle famiglie, gli sbarchi dei migranti aumentati esponenzialmente, le difficoltà nei conti dello Stato (non solo per colpa del Superbonus) che porteranno ad una manovra realistica e a sacrifici, i prezzi dei carburanti alle stelle, il carovita, il ridotto potere d’acquisto e gli altissimi tassi dei mutui sono tutti segnali che rischiano di erodere progressivamente la luna di miele del governo.

Fratelli d’Italia è stato da solo all’opposizione per diversi mesi, durante i quali ha contestato tanti provvedimenti e ha fatto tante promesse. Poi è arrivata la campagna elettorale in cui sono stati fatti numerosi annunci. Ora è finalmente arrivato il momento di dare delle soluzioni, perché i cittadini se le aspettano.

L’elettorato che ha deciso di dare fiducia all’attuale premier non era fidelizzato (come succede invece al Pd dove c’è un 15-18% che c’è e resterà lì per sempre a prescindere dalla leadership), ma proveniva in gran parte da altri partiti (basti pensare all’impennata di Fratelli d’Italia dal 4% nel 2018 alle percentuali attuali). Si tratta dunque di elettori che si aspettano tanto, e che difficilmente accettano discrepanze tra quanto promesso e realtà.

In questi casi l’ampia oscillazione dei consensi è dietro l’angolo. Un po’ come è successo al M5S passato in poco tempo da percentuali altissime ad altre medio basse, in gran parte vincolate al Reddito di cittadinanza.

Il presidente Giorgia Meloni sicuramente ha già considerato tutti questi aspetti, e nonostante le affermazioni fuori luogo, le retromarce e le gaffe che spesso hanno contraddistinto i suoi compagni di squadra, riesce comunque ad avere un ottimo consenso, di certo aiutata dalla mancanza di un’alternativa di governo.

L’imperativo categorico, dunque, deve essere trovare soluzioni e mantenere le promesse, senza mai sottovalutare i sondaggi, affinché da luna di miele non si passi a luna calante.