In settimana il premier Conte si è dimesso. Il tentativo di allargare la maggioranza in poco tempo non è andato a buon fine, per cui il Presidente del Consiglio, prima di andare a sbattere contro il muro del voto in aula sulla relazione annuale del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (sarebbe stata la sua morte politica), ha preferito dimettersi con la speranza di ricevere nuovamente l’incarico da parte del Presidente Mattarella.
Un tentativo estremo per rimanere in vita. Sono partite così le consultazioni del Presidente della Repubblica per verificare se i gruppi parlamentari fossero disposti a sostenere un nuovo governo e capire chi potesse essere la figura giusta per guidarlo. Dopo aver sentito i singoli partiti Mattarella ha deciso di affidare un mandato esplorativo al Presidente della Camera Roberto Fico per continuare le consultazioni e verificare la possibilità di un governo a partenza dalla precedente maggioranza. Vedremo.
Dalle consultazioni è emerso un calo delle quotazioni di Conte. La strada per lui è diventata giorno dopo giorno sempre più stretta. Renzi lo ha fatto capire in tutte le lingue: non lo vuole. E senza Renzi, a quanto pare, messe non se ne cantano. Conte, il Pd e il M5S hanno provato a farlo fuori con la nascita di un triste gruppo di improvvisati voltagabbana al Senato, che alla fine è risultato composto da parlamentari che avevano già votato la fiducia al governo la settimana scorsa. Non è bastato, dunque, per ipotizzare una maggioranza solida senza Italia Viva.
Capito questo, le forze di maggioranza, schiaffeggiate per bene da Renzi, si sono di nuovo calate le brache e si sono dichiarate disponibili a riaccoglierlo nella propria squadra. È una partita a scacchi, in cui l’ex rottamatore sguazza benissimo e logora chiunque si sieda al suo tavolo. Ora è capitato all’avvocato Giuseppe Conte. Lo ha “portato finito”, volendo utilizzare una locuzione di origine cosentina. Addirittura l’ex premier ha chiamato Renzi poco prima delle sue consultazioni con il Presidente Mattarella provando a convincerlo a rientrare in maggioranza in un nuovo governo guidato da lui. Renzi ovviamente lo ha sputtanato in diretta Tv senza alcuna pietà.
Nonostante questo, però, viene ancora corteggiato da tutti i partiti, terrorizzati da un epilogo, drammatico per loro, quale potrebbe essere il voto. Il terrore serpeggia tra i parlamentari. Per rendere chiara l’idea Massimo Gramellini ha raccontato sul Corriere della sera le acrobazie del senatore Vitali di Forza Italia, il quale, temendo la caduta del governo Conte e il successivo incubo delle elezioni, sarebbe passato nel gruppo degli europeisti a sostegno del premier. In piena notte, però, sarebbe stato chiamato da Berlusconi e rassicurato sul fatto che non si andrà a votare. Lui però non era ancora convinto. A questo punto è arrivata una seconda telefonata tranquillizzante di Salvini. Solo allora il senatore Vitali avrebbe deciso di tornare di nuovo in Forza Italia. Il tutto è successo in meno di 24 ore. Incredibile.
La musica dunque è questa: difficilmente si andrà al voto. Che succederà? Chi mollerà per prima? Italia Viva accetterà un Conte-ter (a determinate condizioni) o il PD e il M5S saranno costretti a virare su un Presidente del Consiglio gradito a Renzi (penso a Gentiloni o a Franceschini)? Lo capiremo tra qualche giorno.
A mio avviso servirebbe un governo con un “dentro tutti”, guidato da una personalità di rilevanza istituzionale e che coinvolga anche quel 37% rappresentato dalla coalizione di centrodestra. Poi chi vuole starci ci sta. A breve si dovrà decidere come utilizzare i fondi europei, sarà un momento cruciale per le generazioni future. Servirebbe la firma di tutte le forze politiche. Un gesto di grande responsabilità e senza egoismi. Non possiamo affidare un compito così delicato ad un esecutivo più traballante di quello precedente.