La settimana è trascorsa con tre eventi che hanno attirato l’attenzione dei media italiani: il terremoto al confine tra la Turchia e la Siria, il viaggio in Europa del leader ucraino Zelensky e il Festival di Sanremo.
Il terremoto è stato tra i più gravi degli ultimi 20 anni per numero di morti e danni. Il bilancio per ora è di circa 30 mila morti, anche se è destinato drammaticamente a salire. Mentre i soccorsi sono ancora in corso, piovono critiche contro il presidente turco Erdogan, per la scarsa rapidità dei soccorsi e per la poca cura dedicata in questi anni alla prevenzione antisismica.
Personalmente mi ha lasciato esterrefatto la situazione in Siria dove nei primi giorni non sono arrivati i soccorsi, nel silenzio del mondo. In quei territori dal 2011 è presente una guerra civile: da una parte il regime del presidente Bashar al-Assad, dall’altra il fronte dei ribelli al regime. Da anni va avanti una lotta armata, con azioni sempre più violente da parte del governo che hanno portato a massacri e centinaia di migliaia di morti tra la popolazione.
Il mondo non ha fatto mai più di tanto in questo conflitto, nonostante Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Turchia si siano schierati a favore dei ribelli, mentre la Russia, la Cina e l’Iran sostengano il regime. Un conflitto di cui in realtà interessa poco a tutti, e questo si è palesato anche nei primi giorni successivi a questo terremoto, in maniera vergognosa.
Gli scontri tra il regime e i ribelli si concentrano soprattutto nella zona nord orientale della Siria, quella al confine con la Turchia, la zona colpita dal sisma. È proprio lì che servono gli aiuti. Il mondo si è mobilitato inviando soccorsi ma il governo siriano ha ostacolato le consegne in quelle zone, così da fare morire tanti ribelli e condannando a morte migliaia di innocenti.
I leader mondiali a mio avviso dovevano intervenire tempestivamente senza tenere conto della volontà di al-Assad e delle sanzioni internazionali contro il regime. Dopo qualche giorno in verità il regime ha annunciato il dietrofront e favorito l’arrivo degli aiuti internazionali. Ma si sono perse ore delicatissime, per cui la morte non ha lasciato scampo a tantissima gente che magari si sarebbe potuta salvare. Parliamo di migliaia di persone, morte nel silenzio dei paesi occidentali e, cosa ancora più grave, della televisione e della carta stampata.
È stata però anche la settimana del Consiglio europeo a Bruxelles e del viaggio di Zelensky in Europa. Se dal primo l’Italia esce soddisfatta (sul tema immigrazione c’è il via libera ad una maggiore protezione delle frontiere e a maggiori fondi per il contenimento dei flussi), il viaggio del leader ucraino ha creato tensione tra il premier Meloni e il presidente francese Macron.
Zelensky ha incontrato i principali leader europei (compresa Giorgia Meloni), ma la nostra Presidente del Consiglio non è stata invitata ad un trilaterale tenutosi a Parigi il giorno prima del Consiglio di Stato, con protagonisti Zelensky, Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. La premier italiana Meloni ha manifestare tutto il suo disappunto.
Macron, a mio parere, sta provando a ricreare quell’asse franco-tedesco venuto meno con l’uscita di scena della Merkel e con l’arrivo di Mario Draghi alla guida dell’Italia. Giorgia Meloni fa bene ad alzare la voce, il tempo di un’Europa con leader autoproclamati è finito.
Concludo con Sanremo. È stato il Festival dei monologhi. In tanti hanno qualcosa da dire. Ben vengano i sermoni, quando i temi sono importanti la predica aiuta a non fare perdere di vista i valori, soprattutto ai giovani. Ne dovrebbe ascoltare di più il cantante Blanco che, avendo dei problemi con l’audio durante la sua esibizione, ha reagito distruggendo il palco.
Successe qualcosa di simile nel 1996, quando a Sanremo il cantante Amedeo Minghi ebbe dei problemi di audio mentre si esibiva. La reazione fu diversa, si fermò e chiese umilmente scusa, mostrando educazione e rispetto verso il pubblico e verso il palco di un teatro che gli stava dando un’importante possibilità di vita.
Blanco invece, a 20 anni di età, ha mancato di rispetto non solo al pubblico e al palco, ma anche al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella presente in platea a 20 metri da lui. Se non da arrestare in diretta (chi può giurare sulla non pericolosità?), da mandare via almeno a calci nel sedere.