Il dibattito politico di inizio anno non cambia rispetto agli ultimi giorni del 2020. Tiene sempre banco la polemica, ormai stucchevole, tra Matteo Renzi e il premier Conte. Nessuno dei due vuole cedere.
Nella tradizionale conferenza stampa di fine anno il Presidente del Consiglio ha affermato che entro i primi giorni di gennaio si terrà un Consiglio dei ministri dedicato al Recovery Plan. Se non dovesse arrivare la fiducia delle forze politiche di maggioranza, il premier ha promesso il passaggio del Recovery Plan in Parlamento per verificare se questo governo ha ancora motivo di esistere. Renzi invece ha definito il Recovery Plan, così com’è stato concepito dal governo, un piano “senz’anima”, annunciando controproposte in 61 punti. Il leader di Italia Viva ha dichiarato di voler andare fino in fondo, pronto a non votare la fiducia al governo qualora non venga accontentato. Chi la spunterà?
A mio avviso la spunterà Conte, per un motivo semplice. Se nessuno dei due cederà, la parola passerà al Parlamento, dove avverrà la classica conta. I parlamentari sfiduceranno Conte? Dubito. L’obiettivo è ben preciso: 4 anni e 6 mesi di legislatura per conquistare il diritto alla pensione.
Renzi potrebbe sperare nella sfiducia con successiva formazione di un nuovo governo, magari con l’aiuto di Forza Italia e qualche parlamentare disorientato ma determinato a portare a casa il vitalizio. È però un rischio troppo alto. Mattarella, infatti, potrebbe, a quel punto, dichiarare conclusa la legislatura. È più facile, dunque, che il duello parlamentare all’ultimo sangue vedrebbe vincitore l’attuale premier il quale, presentandosi in Parlamento senza i voti di Renzi e ottenendo la fiducia, dimostrerebbe che in realtà la maggioranza c’è anche senza Renzi (e se lo toglierebbe dai piedi).
In sostanza Conte riserverebbe a Renzi lo stesso trattamento che l’ex rottamatore ha riservato a Salvini nel post Papete: “sei convinto che senza di te non sarà possibile alcuna maggioranza? Ti sbagli!”. Probabilmente il duello non si terrà mai, troppo furbo il Matteo fiorentino per cascarci, fidarsi dei parlamentari è rischioso. Io giustificherei questo suo attivismo sfrenato con la volontà di invertire il trend dei sondaggi, che da sempre impongono la linea ai partiti. Italia Viva non ha attecchito nel Paese e il suo elettorato comincia a guardare con interesse Azione, il partito di Calenda.
Un po’ di schiamazzo potrebbe servire (non agli italiani).