Escalation militare e di violenza in Ucraina. Diverse esplosioni causate da un attacco missilistico sono avvenute nella capitale ucraina Kiev (dopo mesi che non era stata colpita) e in diverse altre città, con 20 morti e un centinaio di feriti, molti civili.
A settembre, nonostante la controffensiva avesse consentito all’esercito ucraino di recuperare diversi territori, quattro regioni sono state annesse alla Russia grazie ad un referendum farsa, assolutamente non riconosciuto dalla comunità internazionale.
Ottobre era iniziato con l’attacco e il danneggiamento del ponte che collega la Russia alla Crimea, probabilmente da parte degli ucraini. Da qui la rappresaglia russa con l’attacco alla capitale e alle altre città.
La sensazione, rispetto alle settimane scorse, è che la tensione stia salendo sempre di più. Lo fanno capire diversi segnali: dall’annuncio della Bielorussia di volere schierare le proprie truppe accanto a quelle russe (ha trovato la scusa di un futuro possibile attacco ai danni di Minsk da parte della NATO) alla volontà di Germania e Regno Unito di fornire all’Ucraina sistemi e missili di difesa antiaerea.
Ormai il supporto all’Ucraina sta diventando sempre più massiccio, e questo potrebbe irritare non poco Putin, già indispettito per la fuga dei russi dopo il suo annuncio della “mobilitazione parziale” (chiamata alla armi per circa 300mila riservisti; se fosse stata generale sarebbero stati chiamati tutti gli uomini tra i 18 e i 50 anni) e per le sanzioni che stanno danneggiando la logistica russa, privata di un’adeguata tecnologia occidentale. Mancano rifornimenti e munizioni per l’esercito, costretto a fare acquisti in Iran e Nord Corea.
Dopo il fallimento dell’obiettivo di una guerra lampo con la conquista rapida dell’Ucraina, e dopo il tentativo mal riuscito di creare divisioni nei paesi occidentali, l’ultima spiaggia sembrava essere il ricatto sul gas e sulle conseguenze economiche. Anche in questo caso, però, le cose sembrano non andare per il verso giusto perché i paesi europei, con fatica, stanno organizzandosi. Rimane, a questo punto, un leader in piena fase decisionale, imprevedibile. Pronto a tutto.
Dal canto suo l’America, la superpotenza a guida della NATO, ha fatto sapere in settimana che Putin non scherza affatto, lasciando pensare che si disponga di nuove informazioni. Eppure la sensazione è che la diplomazia venga solo invocata dall’Occidente, la sfida sul campo a sostegno dell’esercito ucraino è più viva che mai.
Inoltre in questi giorni la NATO ha annunciato per la prossima settimana un’esercitazione nucleare. È vero che si tratta di un’attività di routine, ma perché annunciarlo? Sicuramente non si tratta di un segnale di distensione. È come se tutte le parti in causa non abbiano paura di aumentare la tensione.
La speranza è che in questi mesi l’intelligence occidentale e gli Stati Uniti si siano preparati e ora abbiano un piano per controbattere a un eventuale attacco nucleare russo. Il tempo in questo caso potrebbe essere stato un importante alleato.
Concludo con le sperimentazioni e le esercitazioni nucleari. Perché consentirle? Dopo questa guerra scriteriata di dovrebbe porre fine a queste attività. Se si permette allo Stato di turno di farle, si accetta che un qualsiasi leader si possa alzare una mattina e decidere di dichiarare guerra ad un altro Stato, con la presunzione di potere agire indisturbato perché dotato della bomba atomica. Al male bisogna rimediare da principio.