Le elezioni del 25 settembre si avvicinano, alleanze e schieramenti in campo sono ormai quasi completamente definiti.
La settimana è stata caratterizzata dalla presentazione dei simboli dei partiti (su ben 101 presentati ne sono stati accettati 75), da una prima presentazione dei programmi e dalle polemiche sulle liste dei candidati e delle candidate (il limite massimo per la presentazione delle liste è domani 22 agosto).
Per quanto riguarda i programmi ci sarà modo di confrontarsi sui temi più importanti. In questi giorni si è cominciato a sparare qualche promessa roboante, dagli stipendi più alti, alla riduzione delle ore di lavoro, alla flat tax al ribasso, con percentuali di tassazione fissa sempre più bassa. È il momento delle facili promesse acchiappavoti.
Più noioso e poco redditizio in termini di consensi è invece trattare temi più scomodi, quali i pessimi dati economici da mettere a posto con i sacrifici dei cittadini, o la sanità, colpita in questi anni da tagli e chiusure di ospedali. C’è ovunque una vergognosa carenza di medici e infermieri (in Calabria sono arrivati 500 medici cubani) e le liste d’attesa sono ormai diventate insostenibili e insopportabili.
La presentazione dei numerosi simboli politici dà una maggiore e giusta rappresentanza, però solo in pochi arriveranno al traguardo. Io personalmente introdurrei addirittura una soglia di sbarramento molto più alta, 10 % per le liste, 20% per le coalizioni. Non trovo più concepibile la paralisi nell’azione di governo causata da forze politiche che all’epoca delle elezioni siano state votate da percentuali irrisorie. È un copione ormai indigesto e ingiusto per i cittadini che hanno il diritto di essere governati da chi ha ricevuto molti più consensi.
In settimana, tuttavia, a tenere banco è stata soprattutto la composizione delle liste, che per l’attuale legge elettorale sono decise a tavolino dalla dirigenza dei partiti, con polemiche inevitabili. Tanti parlamentari, infatti, sono stati esclusi dalle liste, o inseriti in posizioni in cui è molto difficile essere eletti. A questo si aggiunga il taglio dei parlamentari deciso durante l’ultima legislatura, che complica ulteriormente la possibilità di diventare onorevole.
Sicuramente essere catapultati su uno scranno del Parlamento italiano per il solo fatto che nella vita c’è qualcuno che ti raccomanda o ti segnala rappresenta a mio avviso una delle tante storture del sistema, di cui si discute spesso. In questo senso la Costituzione italiana è un po’ anacronistica, diciamolo chiaramente, e andrebbe riformata sotto alcuni aspetti.
La Carta Costituzionale è stata scritta da una Commissione di 75 saggi nel 1947, ed è entrata in vigore l’1 gennaio 1948 (sostituì lo Statuto Albertino). Per noi italiani è un Vangelo, giustamente aggiungerei. Garanzia di democrazia e di diritti, primo fra tutto la libertà in tutte le sue forme. È stata scritta dopo il periodo fascista, c’era voglia di democrazia, e questo ha portato alla creazione di un testo stupendo, completo, emozionante. Però, come detto prima, anacronistico per alcuni aspetti.
Penso al vincolo di mandato non contemplato (prima non serviva, ora è diventato necessario, essendo arrivati a cambi di casacca che durante l’ultima legislatura hanno superato il 50% dei parlamentari) e alle stesse candidature politiche di cui tanto si è parlato in questi giorni.
Io personalmente trovo incredibile che tutti i cittadini possano accedere a importanti cariche elettive a prescindere dalla propria formazione culturale. Basta essere dei bravi oratori e il gioco è (quasi) fatto. Molti dirigenti politici non sono laureati, per me è inconcepibile.
All’epoca della stesura della Costituzione le persone che arrivavano alla laurea erano veramente poche, il diplomato poteva giustamente ambire ad incarichi importanti. Attualmente non è più così. Per qualsivoglia incarico di prestigio è richiesta la laurea, crediti formativi, master, specializzazioni ecc. Questo non vale per la politica. Può diventare parlamentare chiunque. E in Italia succede che chiunque diventa parlamentare. Basta andare a leggersi i curricula dei nostri politici. La Costituzione lo consente.
A mio avviso è assurdo. Io non toglierei mai la possibilità di diventare onorevole ad una persona che per un qualsivoglia motivo non sia riuscita a laurearsi. Ma imporrei almeno un corso preliminare di formazione veloce. Devi comunque avere uno straccio di foglio che dica che hai studiato una determinata materia.
Qualcuno potrebbe obiettare: la laurea conta poco perché ci sono persone non laureate che valgono di più. Va bene. Allora mandiamo a fare l’insegnante o il magistrato ad una persona brillante e comunicativa che abbia il diploma e non laureata. La risposta sarebbe la seguente: non ha studiato per acquisire le competenze da insegnante o da magistrato. E invece per fare il ministro non servono competenze?